Chiusa seduta fiume su ddl Nordio, respinti emendamenti

Si è chiusa la maratona notturna della commissione giustizia della Camera sul ddl Nordio. Respinti, dopo 10 ore d’esame, tutti gli emendamenti che erano stati presentati dall’opposizione. La commissione darà il mandato al relatore e l’approdo in Aula del provvedimento, che prevede tra l’altro l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, è previsto per lunedì 24 giugno.

L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è ora anche avallata dalla direttiva Ue anticorruzione che ha lasciato gli Stati liberi di decidere quali strumenti legislativi adottare. I ministri della giustizia dei 27 Stati membri hanno adottato lo scorso 14 giugno la posizione del Consiglio dell’Ue sulle nuove norme per combattere la corruzione a livello europeo. La direttiva, proposta più di un anno fa dalla Commissione europea, riunisce per la prima volta in un unico atto giuridico le misure sulla corruzione nel settore pubblico e privato. L’armonizzazione della definizione dei reati di corruzione aveva sollevato dubbi, presso alcuni parlamenti nazionali, sulla conformità ai principi di sussidiarietà e proporzionalità. La legge obbliga infatti tutti i Paesi Ue a perseguire penalmente gli stessi atti di corruzione e a definirli allo stesso modo: corruzione nel settore pubblico e privato, appropriazione indebita, traffico di influenze, intralcio alla giustizia e arricchimento derivanti da reati di corruzione.

La proposta originaria della Commissione europea mirava a includere anche l’abuso di ufficio come reato in tutti i Paesi membri. Un punto su cui l’esecutivo Ue, lo scorso gennaio, si era espresso – commentando la depenalizzazione del reato di abuso d’ufficio decisa dal governo italiano. “L’abolizione del reato di abuso d’ufficio potrebbe impattare sull’efficacia del rilevamento dei fatti di corruzione”, aveva commentato un portavoce della Commissione europea. Il guardasigilli Carlo Nordio è intervenuto venerdì scorso al Consiglio Ue Giustizia, dichiarandosi “lieto della mediazione raggiunta sul reato di abuso d’ufficio, che con la sua flessibilità consente di conciliare gli obiettivi della proposta con le azioni di carattere nazionale”. Nordio ha fatto presente ai colleghi che, pur avendo cambiato la legislazione sull’abuso d’ufficio, l’Italia dispone di “un arsenale normativo penale di ben 17 articoli contro la corruzione, un’autorità (l’Anac, ndr) che si occupa in termini preventivi, una giurisdizione che annulla gli atti quando sono viziati e un’autorità civile che consente il risarcimento del danno”.

Nel testo adottato venerdì scorso dai 27, è prevista l’introduzione da parte di tutti gli Stati membri di sanzioni penali “efficaci, proporzionate e dissuasive”. I reati associati alla corruzione saranno punibili con una pena detentiva massima da due a quattro anni, a seconda del reato (nella proposta della Commissione si parlava di pene minime da 4 a 6 anni). Con la possibilità di sanzioni aggiuntive come multe, rimozione dai pubblici uffici, interdizione a ricoprire cariche pubbliche o a esercitare una funzione di servizio pubblico, revoca di autorizzazioni ed esclusione dall’accesso a gare d’appalto e a fondi pubblici. Anche per le imprese sono previste sanzioni pecuniarie che vanno da un minimo del 3 per cento al 5 per cento del loro fatturato mondiale totale o di almeno 24 o 40 milioni di euro, a seconda del reato.

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