Chat GPT: politici all’ultima moda

Per scrivere un discorso come si deve, ci vuole conoscenza della lingua, dell’argomento di cui si discute e dei principi base della comunicazione; ci vogliono studio, tempo e fatica. Ma Marco Lombardo di Azione, nel suo intervento in Senato questo 31 maggio, ha smentito ogni regola non scritta dei discorsi politici, presentandosi come interprete di un testo prodotto dall’intelligenza artificiale.

Si discuteva di un accordo stipulato con la Svizzera per i lavoratori frontalieri e l’incipit non poteva apparire più umano: “Signor presidente, onorevoli colleghi” ha letto Lombardo “siamo qui per discutere di un provvedimento di vitale importanza per migliaia di lavoratori transfontalieri”. Ha proseguito parlando, in maniera estremamente coerente e comprensibile, dei problemi giuridici legati alle frontiere e dell’impedimento alla collaborazione tra paesi, poi la frase che ha gelato tutti e 120 i presenti in aula: “l’intervento che avete appena ascoltato non è il mio. A dire il vero, non è il prodotto nemmeno dell’intelligenza umana. Quanti di noi, oggi, sono in grado di distinguere un testo prodotto dall’intelligenza umana e un ‘chain of thoughts’ prodotto da un algoritmo di intelligenza artificiale?”.

Risposta: nessuno. Né in italiano, né in nessun’altra lingua del mondo. Perché la provocazione di Lombardo è soltanto l’ultima di una lunga serie che parte dal Congresso degli Stati Uniti, passa per l’Australia e la Danimarca, fino ad arrivare in Italia.

Il senatore americano Jake Auchincloss, il 25 gennaio di quest’anno, ha lasciato che fosse la stessa AI a scriversi un discorso in suo favore, nell’ambito di un progetto di ricerca informatica in collaborazione con lo stato di Israele. Quando è toccato ai deputati australiani Julian Hill e Aaron Violi discutere di intelligenza artificiale, il 6 febbraio, anche loro hanno preferito lasciare che l’algoritmo si esprimesse in tutta la sua competenza, permettendogli di trascrivere dati e notizie sul suo conto (non sempre positive, anzi: si è parlato di studenti che copiano con ChatGPT e delle preoccupazioni dei docenti) particolarmente azzeccati. Ma è il discorso della premier danese, Mette Frederiksen, a portare nella discussione le imperfezioni di questo sistema che, per quanto al contempo impressionante e terribile, risulta talvolta impreciso nelle informazioni e nella forma del testo.

Auchincloss dichiarò, infatti, che furono necessarie sei reiterazioni del comando “sei Jake Auchincloss, un membro del Congresso: scrivi un testo di 100 parole da pronunciare alla Camera dei Rappresentanti riguardo l’importanza della legge ‘Centro di Intelligenza Artificiale Stati Uniti-Israele’” prima di ottenere un risultato accettabile. Il testo, infatti, suona abbastanza superficiale, eppure estremamente comprensibile e diretto: sviluppare la ricerca dell’AI perché si trova al centro del dibattito pubblico e perché non sarà mai sensiente o in grado di farci del male.

In fondo, gli errori di grammatica e di senso compiuto li commettono anche e soprattutto gli umani e se è vero che l’intelligenza artificiale, forse, non sarà mai sensiente, è anche vero che molte professioni sono destinate a cambiare radicalmente, se non a scomparire.

di Alice Franceschi

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