Centrodestra e toto-governo ad Arcore

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono incontrati ad Arcore

La questione delle priorità da affrontare con l’avvio della legislatura, fissato per giovedì 13, e il successivo conferimento dell’incarico da parte di Sergio Mattarella è stata al centro anche del vertice ad Arcore, il primo dopo le elezioni con tutti e tre i leader. Meloni, Salvini e Berlusconi hanno avuto modo di confrontarsi sulle prossime scadenze istituzionali e «sulla necessità di avere un governo forte e capace di rispondere alle urgenze del Paese, a partire – hanno riferito fonti del centrodestra – dall’emergenza dovuta ai costi dell’energia».

Secondo quanto emerso, durante l’incontro, durato poco più di un’ora, «sono stai fatti importanti passi avanti in questa direzione e i leader del centrodestra hanno ribadito la volontà comune della coalizione di procedere più speditamente possibile lungo la strada per la formazione dell’esecutivo.

Il centrodestra nel vertice avrebbe concordato di affidare i vertici di entrambi i rami del Parlamento ad esponenti della coalizione. Alla Lega dovrebbe essere assegnata la poltrona più importante di Montecitorio. Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi avrebbero inoltre deciso di rivedersi prima dell’insediamento delle nuove Camere, tra martedì e mercoledì prossimi.

L’accordo sulla squadra di governo non è stato ancora trovato e, anzi, sui nomi crescono ora dopo ora i motivi di scontro nella coalizione di centrodestra. Berlusconi, Meloni e Salvini si sono incontrati per un vertice sulla lista dei ministri da presentare al Capo dello Stato e sulle nomine dei presidenti di Camera e Senato che dovranno essere eletti il 13 ottobre. Ma dal camino della villa di Arcore non si scorge nessuna fumata, né bianca e neanche nera.

Il primo scoglio è rappresentato dalla casella del ministero dell’Economia. L’economista ed ex direttore generale di Bankitalia Fabio Panetta non sarebbe convinto di lasciare il board della Bce e al suo posto circolano i nomi di un altro banchiere come Domenico Siniscalco, già ministro del Tesoro sotto Berlusconi, e quella di Vittorio Grilli, alla guida dello stesso ministero con Monti. È probabile comunque che al Mef sieda un tecnico, come per gli Esteri e per gli Interni.

Proprio il Viminale è una delle cause di maggiore attrito tra gli alleati. Matteo Salvini non vorrebbe infatti mollare la presa sul dicastero che ha già diretto, ma Giorgia Meloni non sembra intenzionata a fare sconti e continua a respingere le aspirazioni del leghista. Per il ministero dell’Interno la presidente di Fratelli d’Italia starebbe pensando al prefetto di Roma Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto del segretario del Carroccio.

Ma a quel punto per Salvini rimarrebbe davvero poco visto la bozza di governo che si sta delineando e considerata la ritrosia di Meloni ad avere vicepremier.

Lo schema nella mente della leader del centrodestra dovrebbe prevedere 5 ministeri a Forza Italia e 5 alla Lega, che però avendo fatto eleggere più parlamentari dovrebbe ottenere la presidenza di uno dei rami del parlamento.

Ed è qui che i tempi si fanno più stringenti visto che le votazioni per i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama dovrebbero svolgersi durante la riunione del Parlamento nella nuova composizione, tra due giorni.

A guidare la Camera dei deputati andrebbe pacificamente al capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, mentre lo scranno più alto del Senato sarebbe conteso tra l’altro leghista Roberto Calderoli e Ignazio La Russa, sul quale insiste la presidente di Fdi.

I nodi non finiscono qua soprattutto perché Silvio Berlusconi continuerebbe a puntare i piedi per piazzare Lica Ronzulli alla Sanità, o in alternativa alle Infrastrutture e Agricoltura. Una conditio sine qua non che però Giorgia Meloni scarta a priori, concedendo alla favorita di Berlusconi al massimo uno tra i ministeri delle Pari Opportunità o delle Politiche giovanili.

Restando in quota Forza Italia, meno pretese ci sarebbero per Antonio Tajani che candidato prima per il Viminale, sarebbe stato dirottato adesso alla Difesa o allo Sviluppo Economico.

Avanza intanto il nome della presidente del Senato uscente, Elisabetta Alberti Casellati al ministero della Giustizia, mentre il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo tirato in ballo per la Salute nelle ultime ore si è fatto ufficialmente da parte promuovendo per lo stesso ministero l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

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