CdM. Pronta la nomina del nuovo Capo della Polizia. Gentiloni vuole la cognata alla guida dell’Agenzia del Demanio

Sarebbe tutto pronto per la nomina del nuovo capo della Polizia dopo che Franco Gabrielli è stato posto alla guida dei Servizi Segreti dal neo presidente del consiglio Mario Draghi. Una nomina che deve passare attraverso il consiglio dei ministri che secondo voci di corridoio potrebbe svolgersi nella mattina di domani 4 marzo. In pole potition per sostituire il prefetto passato alla guida della intelligence ci sarebbe Lamberto Giannini, considerato un fedelissimo di Gabrielli. Ma non è l’unico: circolano anche i nomi di Francesco Messina, Vittorio Rizzi e Matteo Piantedosi.

Ma nel CdM dovrebbe esserci all’ordine del giorno anche il cambio ai vertici dell’Agenzia del Demanio, attualmente guidata da Antonio Agostini. Secondo fonti l’alto dirigente dovrebbe essere sostituito da Alessandra Dal Verme, attuale ispettore generale per gli affari economici del Mef. Una sostituzione insolita perché sembra che sia stata voluta in prima persona dal commissario all’economia dell’UE, Paolo Gentiloni, che sarebbe stato ‘avvistato’ a Palazzo Chigi. Perché tanto fragore per questa sostituzione? Perché la Dal Verme è la cognata dell’ex presidente del consiglio e dovrebbe essere messa alla guida di una agenzia che avrà un ruolo fondamentale nella scrittura e realizzazione dei progetti del Recovery Found. Insomma un affaire di famiglia per rinsaldare il filo diretto tra Roma e Bruxelles. Se dovesse essere confermata questa indiscrezione ci troveremmo ad un grande conflitto di interessi oltre che ad una grana politica per il neo presidente del consiglio Mario Draghi.  Attualmente la Dal Verme ricopre il ruolo di dirigente dell’ispettorato generale per gli affari economici alla Ragioneria dello Stato. Una struttura che si si occupa di “problemi economico-finanziari concernenti la cooperazione internazionale” e quindi prevede la sua partecipazione in rappresentanza del Ministero in seno alla delegazione italiana ai comitati finanziari e gruppi di lavoro presso OCSE, FISA, ESO, OIL, UNIDO, Organizzazione meteorologica europea, IUE, FAO, CERN, Cooperazione allo sviluppo presso Consiglio Dell’Unione Europea.

Il problema della sua nomina alla guida dell’Agenzia del Demanio non nasce dalla sua professionalità ma dal rapporto che ha con Paolo Gentiloni: la dirigente della struttura del Mef ora si occupa di investimenti, finanziamenti Ue inclusi, e rappresenta per il vincolo di parentela un caso unico in Europa. Un problema sollevato già durante il governo Conte. Ma qualche problema di incompatibilità la dirigente potrebbe averlo perché, come si legge nel suo curriculum vitae pubblicato sul sito del ministero, è stata Presidente del Collegio Sindacale – Autovie Venete SpA e Componente effettivo del Collegio sindacale – Alitalia SpA. E se dovesse approdare all’Agenzia del Demanio sarebbe chiamata a dare tante spiegazioni sulle decisioni dell’Agenzia che in qualche modo investono anche questi due colossi.

Come per Giuseppe Conte ora la grana passa sul tavolo di Mario Draghi. L’incompatibilità sarebbe un problema tutto del commissario Europeo e non della Dal Verme, già in carica come dirigente dell’ispettorato generale per gli affari economici nel dipartimento della Ragioneria dello Stato al momento della nomina dell’ex presidente del consiglio a Commissario europeo. Ma c’è dell’altro. Paolo Gentiloni potrebbe avere anche un conflitto d’interesse con il suo ruolo da Commissario Ue perché deterrebbe titoli azionari di due colossi del web, Amazon ed Expedia: un somma che supererebbe di poco i 130.000 euro. Ed ora che si parla di web tax in ambito europeo l’ex premier avrebbe non poche difficoltà. Insomma la probabile nomina della Dal Verme desta più di un sospetto anche perché andrebbe a sostituire Antonio Agostini nominato per le sue peculiari capacità istituzionali e manageriali e non per parentele familiari e politiche. Una nomina che allora ebbe il plauso di tutti i partiti. Ora l’ultima parola spetta a Mario Draghi che dovrà gestire questa vicenda di famiglia e tenere lontano il pressing di Paolo Gentiloni

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