Catasto: la riforma della riforma

“Nell’accordo viene eliminato ogni riferimento al sistema duale, preservando i regimi cedolari esistenti e garantendo un’armonizzazione del sistema fiscale: nessun incremento di tassazione potrà quindi colpire i risparmi o la casa degli italiani”, si spiega.

Il centrodestra di governo, annunciando l’accordo con Palazzo Chigi sulla delega fiscale, spiega in una nota di aver “chiesto ed ottenuto che le aliquote IMU possano essere ridotte per effetto dell’emersione degli immobili fantasma”.

“Oggi Salvini lo ha scoperto e dice e racconta che lo ha ottenuto lui”,  ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, parlando dell’accordo sul catasto. “Vorrei ripetere con grande forza che secondo noi questo non è il metodo di stare al governo. In maggioranza si sta essendo dentro le discussioni, attenti ai temi e soprattutto all’unità di quello che si fa” .

Ma al di là delle baruffe di partito, che cosa è stato deciso?

Le abitazioni continueranno a essere accatastate senza alcun riferimento al loro valore patrimoniale di mercato (cioè il prezzo in caso di vendita). E la riforma del fisco continuerà a salvaguardare i regimi ad hoc previsti nel settore immobiliare, come per esempio la cedolare secca del 10% sugli affitti.

Sono questi i due punti attorno ai quali ruota l’accordo tra il governo e il centrodestra, raggiunto dopo una girandola d’incontri culminati nel vertice tra Matteo Salvini   (Lega) e il presidente del consiglio, Mario Draghi.

Ha sintetizzato il Corriere della sera: “L’intesa è stata messa nero su bianco con una riscrittura dell’articolo 6 del disegno di legge delega sulla riforma del fisco, bloccato da mesi nella commissione Finanze della Camera, proprio per i contrasti nella maggioranza sul catasto e sul cosiddetto «regime duale» (la tassazione dei redditi e quella dei capitali mobiliari e immobiliari). Il centrodestra aveva puntato i piedi sul catasto, chiedendo la cancellazione della norma che prevede di affiancare alla vigente rendita catastale il valore patrimoniale dell’immobile. Draghi voleva fare questa operazione per portare in evidenza le incongruenze tra le rendite e i valori di mercato, ma aveva garantito, scrivendolo nella stessa legge, che questo non avrebbe avuto effetti sul prelievo fiscale. Ma il centrodestra non si era fidato e aveva chiesto di cancellare la norma. La riscrittura dell’articolo 6 non la cancella ma la attenua. Dopo aver ribadito che i nuovi dati che entreranno nel catasto non saranno utilizzati «per la determinazione della base imponibile», si dice che, «oltre alla rendita catastale risultante a normativa vigente», verrà elaborata «una rendita ulteriore» secondo i criteri del Dpr 138 del 1998. In pratica, facendo riferimento ai valori medi delle zone censuarie e all’Omi, l’osservatorio del mercato immobiliare presso l’Agenzia delle entrate. Questa nuova rendita, cioè, non sarà riferita al valore del singolo immobile accatastato ma ai valori medi di riferimento della zona”.

Di seguito l’approfondimento del Sole 24 Ore:

“La versione uscita dagli incontri, e ancora al centro di limature prima del ritorno a Montecitorio, perde come si diceva il riferimento al «valore patrimoniale», ma mantiene l’indicazione di una «rendita ulteriore suscettibile di periodico aggiornamento», da affiancare a quella classica. Questa rendita sarà determinata in base ai criteri del Dpr 138/1998, quello che già consente ai Comuni di aggiornare i parametri catastali alle mutate condizioni degli immobili. Questa rendita-bis non cambierà la base imponibile, come del resto già previsto in partenza. E potrà essere calcolata tenendo conto dell’articolazione del territorio comunale, della rideterminazione delle destinazioni d’uso catastali, distinte in ordinarie e speciali, e dell’adozione di «unità di consistenza». Palazzo Chigi poi non rinuncia a tenere aperta una finestra sui valori Omi, che indicano i prezzi di mercato divisi per zone: nel testo iniziale sarebbero stati il riferimento per rivedere i valori patrimoniali, ora rimangono come dato di consultazione nell’accesso alla banca dati catastale.

Sul piano dell’immagine il cambio di rotta è drastico, su quello pratico lo è meno. La base imponibile dell’Imu rimane quella attuale, come previsto fin dal primo testo del 5 ottobre, la «rendita ulteriore» sarà il frutto di quella che Palazzo Chigi chiama «operazione trasparenza» e sarà soggetta ad aggiornamenti periodici. Cade la cosiddetta terza colonna, cioè il valore patrimoniale previsto fin qui dal testo. Sul punto la lunga battaglia fra Palazzo Chigi e il centrodestra ha un po’ oscurato un dato di realtà: e cioè che già oggi gli immobili sono già tassati sulla base del «valore catastale», rappresentato dalla rendita attualizzata e moltiplicata per il coefficiente (160 per le case). Ma la politica (e i governi tecnici) a volte hanno ragioni che la ragione non conosce”.

“Lega e Confedilizia, insieme anche a Forza Italia, hanno vinto la battaglia, evitando il ritorno all’antico per il Catasto – ha commentato Corrado Sforza Fogliani, presidente del centro studi di Confedilizia, presidente di Assopopolari e vicepresidente Abi – Gli estimi non saranno patrimoniali com’era nei vecchi stati italiani preunitari così come a tutt’altro criterio è ispirata la civile legislazione tributaria tedesca, ove è addirittura costituzionalmente vietato che un bene sia colpito più di quanto rende. Il Catasto rimarrà reddituale come é reddituale dall’epoca dello stato liberale unitario, allorché fu strumento di progresso ed elemento primo della trasformazione del Paese, da agricolo in industriale. Lega, Forza Italia e Confedilizia hanno combattuto, e hanno vinto, anche contro il pensiero unico internazionale. Solo chi non ha il coraggio delle proprie idee, soccombe”.

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