Cassazione: eterologa a insaputa marito equivale a tradimento

Dopo le case e le polizze all’insaputa, la casistica di quanto può accadere alle spalle del diretto interessato si arricchisce oggi, con una vicenda arrivata in Cassazione, di un nuovo capitolo: quello di un marito al quale la moglie aveva taciuto di aver fatto ricorso alla fecondazione eterologa per mettere al mondo il loro figlio. A sua insaputa, l’uomo era diventato ‘papà’ di un bambino non ‘suo’ nel 1996. Nel 2004, la separazione dalla moglie, e nel 2008, ad aprile, le difficoltà ad avere un figlio dalla nuova compagna lo portano a sottoporsi a test che escludono la sua capacità a procreare. Interpellata la ex moglie, a giugno, Roberto T. apprende che effettivamente il loro figlio era nato grazie ad un “aiuto di laboratorio”. Ad agosto, a tambur battente, il padre ‘non padre’ fa istanza di disconoscimento del figlio sostenendo che il “concepimento” in provetta avvenuto “a sua insaputa” era assimilabile “all’adulterio”. La Cassazione gli ha dato ragione e ha annullato con rinvio la decisione con la quale la Corte di Appello di Brescia aveva detto che era troppo tardi per disconoscere il figlio dal momento che la legge concede solo un anno di tempo per ‘ripudiare’ chi si sospetta essere il frutto di adulterio e siccome da tempo Roberto T. sapeva di avere problemi di fertilità, tanto che la moglie aveva anche tentato la fecondazione omologa, avrebbe dovuto farsi venire dei dubbi prima.

Questo punto di vista non è stato condiviso dalla Suprema Corte che ha stabilito che questa azione di disconoscimento non è tardiva perché nasce a seguito della “confessione” resa dalla ex moglie, prima per lettera, e poi in udienza nel luglio 2009. La questione di diritto affrontata dagli ‘ermellini’ – e risolta con “risposta affermativa” – era “se, proposta un’azione di disconoscimento per impotenza a generare, chi agisce possa, nel corso del processo, fare valere ragioni diverse a sostegno del disconoscimento, come quella rappresentata da Roberto T., il quale ha assimilato all’adulterio il concepimento mediante ricorso da parte della moglie, a sua insaputa, alla fecondazione eterologa”. In pratica, l’uomo protagonista e ‘vittima’ di questa vicenda – e ancor più il figlio che adesso a 20 anni si ritrova senza padre – era convinto quando ha iniziato l’azione di disconoscimento che il figlio fosse figlio di un altro, e solo nel corso della causa ha scoperto che l’altro era un ‘laboratorio’. Ma la Cassazione ha detto che non fa differenza, sempre di tradimento o di un “fatto assimilabile” si tratta, ed è lecito che il padre vada fino in fondo per fare “accertare l’insussistenza del legame biologico con il figlio nato nell’ambito del rapporto matrimoniale”. Gli ‘ermellini’ hanno anche dato via libera al test genetico in precedenza negato dai magistrati bresciani che ora devono riesaminare questa storia nata da una bugia ‘coniugale’ e da un tradimento ‘virtuale’.

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