Caso marò, la vedova di uno dei pescatori uccisi: ‘Girone può tornare’

Il rientro dall’India del fuciliere di marina Salvatore Girone, che aspetterà in Italia l’esito dell’arbitrato internazionale, è una bella notizia, nella quale speravamo ma il percorso non si è ancora concluso, dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti che, a margine della cerimonia per i 155 anni dell’esercito, è tornata a commentare la decisione del Tribunale dell’Aja che ha riconosciuto quello che l’Italia chiedeva. Pinotti ha ricordato il lungo lavoro fatto silenziosamente, a stretto contatto con il team di avvocati che ha gestito il contenzioso. Ora bisogna attendere le conclusioni dell’arbitrato, e siamo sicuri che avremo il giusto riscontro. Quanto ai tempi del rientro di Girone, il ministro ha precisato che avverrà tra qualche settimana, dopo il tempo necessario per espletare le pratiche burocratiche. Nel testo dell’ordinanza del Tribunale dell’Aja pubblicato oggi e adottato il 29 aprile scorso all’unanimità, si legge: ‘Italia e India devono cooperare, anche nei procedimenti dinanzi alla Corte suprema indiana, per ottenere un’attenuazione delle condizioni di libertà provvisoria per Girone, in modo da dare effetto al concetto delle considerazioni umanitarie, ed in modo che il fuciliere di Marina, mentre resta sotto l’autorità della Corte suprema indiana, possa tornare in Italia durante l’arbitrato’. Il Tribunale arbitrale,   si legge ancora, conferma l’obbligo per l’Italia di rimandare in India Girone, nel caso in cui il Tribunale stabilisca che l’India ha la giurisdizione su di lui nel caso dell’incidente dell’Enrica Lexie. Secondo quanto si legge ancora nel testo, viene stabilito che Italia e India dovranno riferire al Tribunale arbitrale sul rispetto delle misure decise e si autorizza il presidente della Corte ad ottenere informazioni dalle parti se non sarà presentato un rapporto entro tre mesi dalla data dell’ordinanza. ‘E’ stato molto difficile accettare quanto accaduto, ma oggi, a quattro anni di distanza non sono contraria alla liberazione dei due marò’. A parlare in questi termini, all’indomani della pronuncia della Corte dell’Aja sul rientro di Salvatore Girone dall’India durante l’arbitrato, è la vedova di uno dei due pescatori indiani,   Jelastine e Ajesh Pinku, della cui uccisione sono accusati i due fucilieri della Marina, all’epoca dei fatti in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie. A citare la vedova di Jelastine, Dora, è il Times of India: ‘Quattro anni sono passati da quando ho perso mio marito e per me è stato difficile all’inizio accettare questa perdita improvvisa. Tuttavia l’appoggio che abbiamo ricevuto da più parti ci ha dato speranza e ci ha aiutati a far ripartire le nostre vite. Non insisto perché i marò vengano processati e puniti. Non sono contraria alla loro liberazione’, spiega commentando la notizia della decisione di far rientrare Girone. Dora, scrive il giornale, è grata per l’aiuto che le è stato dato dal governo italiano, che ha aiutato la sua famiglia a vivere (alle famiglie dei due pescatori uccisi l’Italia accordò un risarcimento di circa 290mila euro nell’aprile del 2012, due mesi dopo l’incidente). Sono riconoscente per l’aiuto fornito dagli italiani, che mi ha permesso di pagare gli studi dei miei figli Derrick e Dean. Il governo dello stato mi ha anche aiutata con un lavoro nel settore del dipartimento della pesca a Kollam. La donna ricorda poi come da parte italiana siano state effettuate visite durante il periodo di Natale dopo l’incidente e le telefonate a Padre Rajesh Martin, il prete che li ha aiutati durante la crisi per avere notizie. Dora conclude esprimendo l’auspicio che gli italiani mantengano la promessa di aiutare il figlio più grande con un lavoro una volta completati i suoi studi.

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