CARO LUPO | teatro di ombre al Teatro Torlonia 12 e 13 marzo

Per il programma rivolto alle nuove generazioni il 12 e il 13 marzo arriva al Teatro Torlonia lo spettacolo di teatro di ombre Caro lupo di Miriam Costamagna e Andrea Lopez Nunes e diretto da Nadia Milani che cura inoltre l’animazione.
 
C’è una piccola casa in mezzo a un grande bosco. In quella casetta vecchia e sgangherata, si sono appena trasferiti la mamma, il papà e la piccola Jolie.
Jolie è una bambina con una fervida immaginazione che la porta ad inventare milioni di storie, tanto che anche lei, a volte si interroga sul confine labile tra realtà e finzione. È curiosa, coraggiosa, le piacciono le stelle, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po’ paura. I suoi genitori sono eccentrici, in molte faccende affaccendati, sono mani che sistemano, preparano, dialogano tra loro e non danno molto peso a quelle che sembrano essere fantasie. Così non le credono quando Jolie si accorge di una creatura del bosco che la affascina e contemporaneamente, la terrorizza. E quando Boh scompare, sente un coraggio che solo l’Amore sa regalarci e decide di andare alla ricerca di Boh nel bosco, incontra i suoi abitanti, scopre paesaggi incantati, e quando pensa di essersi perduta Nonno Nodo e Nonna Corteccia le regaleranno la chiave per affrontare la paura. Perché tutti abbiamo paura, e, a volte, essa si può addomesticare, se le guardiamo da vicino, se la attraversiamo, sa diventare piccola e preziosa.

Questo progetto nasce dal nostro desiderio di raccontare le forme che può avere la paura spiegano gli autori. Con questo desiderio siamo andati alla cerca di una favola da cui trarre ispirazione e ci siamo imbattuti in un albo illustrato, Cane nero di Levi Pinfold, fonte di interrogativi, a cui si alternano la lettura di molti altri albi dedicati all’infanzia tra cui I lupi nei muri di Neil Gaiman e le molte versioni di Cappuccetto rosso. Le storie sono medicine di istruzioni che ci guidano nella complessità della vita scrive Clarissa Pinkola Estée e non potremmo essere più d’accordo: crediamo nel potere salvifico delle storie. Con il nostro lavoro non abbiamo la pretesa di trovare soluzioni ma di offrire il nostro personale punto di vista su un tema tanto delicato, affinché, attraverso l’esperienza comune vissuta nel qui e ora del Teatro, le nostre paure possano diventare sempre più piccole e i nostri desideri di appartenenza a una comunità, sempre più grandi.

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