Carceri: Cancellieri, amnistia è un provvedimento auspicabile. Sappe: da sola non basta

Il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, rilancia il tema dell’amnistia. Per risolvere il problema delle carceri quanto prima varare questo provvedimento assieme ad altre misure come la depenalizzazione delle pene e la costruzione di nuove strutture. Lo dice il Guardasigilli nel corso di una puntata di “Radio Carcere” su Radio Radicale, in un confronto con Marco Pannella. “Stiamo facendo un lavoro a 360 gradi per affrontare il problema carceri, un problema molto ampio, sul quale sono numerosi gli interventi necessari, in cui si inserisce anche l’amnistia, che mi sembra assolutamente auspicabile, perchè ci potrebbe consentire di arrivare in piena serenità al confronto europeo”, dice il ministro. “Altri passi sono le depenalizzazioni, nuove strutture, ma in questo quadro di varie misure necessarie sicuramente ci sta bene anche l’amnistia”, conclude Anna Maria Cancellieri. Il leader radicale, rispondendo al ministro, ha detto: “Ho tanta riconoscenza e sono fiero che un ministro della Giustizia abbia detto quello che Cancellieri ha detto, come sono fiero delle nostre carceri, della nostra comunità penitenziaria”, ha concluso Pannella.

Ma secondo il Sappe l’amnistia da sola non basta a risolvere il problema delle carceri. “Non crediamo che l’amnistia, da sola, possa essere il provvedimento in grado di porre soluzione alle criticità” della situazione carceraria. “Quel che serve sono vere riforme strutturali sull’esecuzione della pena: riforme che non vennero fatte con l’indulto del 2006, che si rileverò un provvedimento tampone inefficace”. E’ questa la riposta a caldo del sindacato della polizia penitenziaria alle parole del ministro della Giustizia sull’amnistia. “La classe politica rifletta seriamente sulle parole spesso dette dal Capo dello Stato sulle criticità penitenziarie e intervenga quindi con urgenza per deflazionare il sistema carcere del Paese, che altrimenti rischia ogni giorno di più di implodere”. “Il personale di Polizia Penitenziaria è spesso lasciato da solo –denuncia il Sappe –  a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensioni, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno”. Espellere i detenuti stranieri per fare scontare la pena nei Paesi di provenienza, prevedere che per i tossicodipendenti la reclusione avvenga in strutture per la disintossicazione, depenalizzare i reati minori e potenziare maggiormente il ricorso all’area penale esterna: queste le riforme strutturali invocate dal Sindacato degli agenti di polizia penitenziaria.

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