Camorra, 50 arresti in Campania. Coinvolti anche 16 giudici tributari

Maxioperazione anticamorra in Campania.La Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo dall’alba di questa mattina ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 60 persone, 16 delle quali svolgono le funzioni di giudici tributari.

A finire nelle rete degli inquirenti, esponenti del clan camorristico Fabbrocino, che opera nell’area vesuviana e nel nolano, in provincia di Napoli, funzionari e impiegati delle commissioni tributarie provinciale di Napoli e regionale per la Campania, un funzionario dell’Ufficio del Garante del Contribuente della Campania, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate,  un commercialista ed Enrico Potito, noto professore di Diritto Tributario della facoltà di Economia della Universita di  Federico II di Napoli.

Alcuni degli indagati dovranno scontare la pena in carcere, altri ai domiciliari. Ad altri ancora è stato disposto il divieto di dimora a Napoli.  Le Fiamme Gialle hanno anche  sequestrato quote societarie, titoli azionari, fabbricati, conti correnti, terreni ed automobili per un valore di un miliardo di euro. Le  persone coinvolte nell’inchiesta, quasi tutte bloccate in Campania, solo alcune in Lombardia, sono accusate di reati che vanno dal concorso esterno in associazione camorristica al riciclaggio, dalla corruzione in atti giudiziari al falso. L’inchiesta ha preso il via dai sospetti in merito a presunti “affari illeciti” di esponenti di rilievo del clan Fabbrocino. Le indagini si sono poi rivolte anche  ad imprenditori operanti nei settori della commercializzazione del ferro, della compravendita immobiliare e della gestione di alberghi ed ha infine chiamato in causa giudici tributari e funzionari pubblici.

In particolare  gli inquirenti hanno scoperto che gli imprenditori Ragosta (al centro dell’indagine della Finanza) avrebbero dovuto versare 146 milioni di euro all’erario e da qui è scaturito il filone d’indagine che coinvolge i componenti della commissione tributaria provinciale di Napoli. E’ emerso infatti “un sistema di corruttela” che vede coinvolti componenti della commissione, avvocati e commercialisti che svolgono la funzione di giudici tributari mentre nell’inchiesta non sono indagati magistrati. Della commissione, sottolineano gli inquirenti, fanno parte consulenti di aziende i quali attuavano uno ‘scambio’ di favori nella gestione delle pratiche relative ai ricorsi.

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