Luigi Di Maio, in occasione della conferenza stampa "I say no to save Italy's future" indetta dal M5s sul referendum del 4 dicembre, Roma, 17 ottobre 2016. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Cade l’appello all’unità in M5s: ‘Di Maio nel mirino’

‘Restare uniti’. L’appello di Beppe Grillo ripetuto all’infinito e leit motiv del raduno M5s a Palermo pare cadere di nuovo nel vuoto. La battaglia dentro il Movimento tra le due ali, quella più governativa e quella più ortodossa non si placa e la fronda tra i due gruppi non pare sopita. Quello che sembra sempre di più il candidato premier in ‘pectore’ Luigi Di Maio finisce nel mirino sia per il suo attivismo sia per le spese registrate negli ultimi 3 anni.

Il suo attivismo sarebbe inviso da un folto gruppo di parlamentari, non ultimi quelli che condividevano con lui la responsabilità del direttorio. Un sommovimento interno esploso attorno alle vicende che hanno riguardato la giunta di Virginia Raggi e che Grillo in persona aveva tentato di sedare. A riaccendere gli animi c’è ora una nuova puntata delle anticipazioni del libro scritto da due ex M5s: Marco Canestrari, ex braccio destro di Casaleggio e Grillo, e Nicola Biondo, ex capoufficio stampa del gruppo alla Camera. Indiscrezioni che parlano di un vero e proprio sommovimento, di una rivolta contro Di Maio da parte di un consistente gruppo parlamentare, circa una settantina di eletti, e capeggiato da Roberto Fico. Il quale non ha mai fatto mistero di parteggiare per un ritorno alle origini movimentiste del M5s e pubblicamente, anche a Palermo, ha lamentato la deriva ‘vipparola’ che, a suo dire, starebbe contaminando il Movimento. Oggi tuttavia Fico smentisce di essere a capo di una fronda: ‘Non ci saranno mai correnti interne’,  dice alludendo all’alleanza che avrebbe stretto con i presunti anti-dimaiani: Carla Ruocco, Roberta Lombardi, Carlo Sibilia solo per citarne alcuni. E assicura, il movimento rimane leale a se stesso, tutto il resto sono chiacchiere da bar.

Di Maio non solo risulta come l’obiettivo di questa ‘ribellione’ degli ortodossi ma viene attaccato anche per il suo eccessivo protagonismo che sarebbe documentato dalle spese rendicontate dal parlamentare sull’apposito sito dei 5 Stelle. Circa 100 mila euro in tre anni che i suoi avversari ‘leggono’ come la testimonianza della volontà di costruire e foraggiare una sua corrente. Il vicepresidente della Camera si difende: non solo si tratta di spese trasparenti ma, sottolinea, rinuncio al doppio stipendio, alle spese di rappresentanza, all’auto blu, al telepass gratuito, alle spese di tipografia e al cellulare di servizio. Quanto agli eventi sul territorio, quelli finiti sotto la lente di Supernova, in alcuni casi non me li faccio rimborsare e in altri non sono rimborsabili. E faccio anche risparmiare al Cerimoniale alcune spese che in passato ho pagato direttamente con i miei rimborsi,  spiega.

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