Cabina di Regia Maeci-Mise: le PMI dell’edilizia pronte alla sfida dell’export

Si è svolta  la Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione: lo strumento operativo per coordinare le politiche del Paese in tema di export e definire le linee guida e di indirizzo strategico in materia di promozione all’estero.

La Cabina di Regia è co-presieduta dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministro dello Sviluppo Economico; ne fanno parte anche il Ministro con delega al Turismo, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, i Presidenti della Conferenza delle Regioni, di Unioncamere, e le principali associazioni di categoria insieme a Federcepicostruzioni.

La Cabina di Regia rappresenta lo strumento di raccordo tra Governo, istituzioni territoriali e mondo delle imprese per coordinare al meglio le politiche e le strategie di internazionalizzazione, mettendo a sistema iniziative per la promozione, strumenti di analisi e penetrazione sui mercati e concentrando l’uso delle risorse finanziarie verso obiettivi specifici e condivisi.

“Siamo estremamente soddisfatti di questo confronto e, soprattutto, dell’interesse dimostrato dal tavolo di presidenza per le nostre proposte per schiudere opportunità sui mercati esteri anche alle PMI dell’edilizia. Il mondo investe in infrastrutture – ha commentato il presidente di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi a margine dell’incontro – e stanno per partire straordinari programmi di intervento: gli Stati Uniti hanno pianificato opere per 1.200 miliardi di dollari; l’India per 1,5 trilioni di dollari in 5 anni; l’Asia per 26 miliardi entro il 2030; l’Africa sub-Sahariana per 360 miliardi entro il 2040. Secondo le stime JP MORGAN, le economie mondiali dovranno spendere in infrastrutture circa 3.700 miliardi di dollari l’anno da qui al 2035. Questo fabbisogno infrastrutturale creerà opportunità straordinarie e dobbiamo essere pronti con le nostre imprese”.

I problemi sul tappeto esistono e sono anche rilevanti, ha evidenziato il presidente Lombardi ai rappresentanti del Governo durante il Tavolo di confronto: “A partire dal nanismo: la più grande azienda italiana del settore, Webuild, fatturerà quest’anno 7 miliardi di euro: le prime quattro imprese al mondo per fatturato, tutte cinesi, fatturano tra gli 80 e i 203 miliardi di dollari. In Europa la francese Vinci fattura 54,6 miliardi di dollari, ACS spagnola 43,7 miliardi. Sono dati che la dicono lunga sulla struttura, sulla forza e sulla capacità di competere delle nostre imprese. Occorre investire con coraggio sul consolidamento delle aziende, favorendo e sostenendo le aggregazioni, i consorzi, i processi di capitalizzazione”.

Finora le politiche che incentivano l’aggregazione tra imprese hanno dato risultati deludenti, ha aggiunto il presidente Lombardi, “come il bonus previsto nel decreto Crescita: un’opportunità colta da banche e società finanziarie. I dati, infatti, indicano che nel 2019 le operazioni di fusione e acquisizione hanno registrato una flessione. Senza interventi efficaci e sostegni veri, la sindrome da nanismo è destinata a durare a lungo”.

Nel confronto con le aziende edili dell’Unione europea, quelle italiane si caratterizzano proprio per la loro piccola dimensione. In media, nel 2017, in Italia si contano 2,6 addetti per impresa contro i 3,6 addetti della media europea. Nel Regno Unito sono 4,4, in Germania 6,3. In Italia risultano solo 80 grandi imprese attive nelle costruzioni, che occupano 52.000 addetti. Queste sono le uniche che possono, per la loro organizzazione, competere nel mercato internazionale. Nel Regno Unito sono 309 (289.000 addetti), in Germania 262 (152.000 addetti), in Francia 229 (310.000 addetti), in Spagna 119 (108.000 addetti).

Il presidente di Federcepicostruzioni ha proposto anche un “modello export” per l’edilizia, legato al successo che, su tanti mercati esteri, già riscontrano tanti prodotti nostrani, dalle piastrelle ai mobili, dagli articoli in plastica per l’edilizia a tubi, mattoni, tegole, rivestimenti, vetro, porte e finestre.

“Abbiamo proposto – spiega ancora il presidente Lombardi – un progetto che promuova i nostri prodotti sui mercati esteri, ma anche un modo nuovo di costruire. L’emergenza sanitaria ha fatto capire al mondo delle costruzioni che, mai come ora, si ha bisogno di architetture nuove e di una riorganizzazione degli spazi. Se prima il trend erano le “mini case”, una scelta forzata anche dalla situazione sociale per il numero di single, tasso di natalità tendenzialmente negativo, popolazione sempre più anziana, oggi la situazione si è ribaltata: la pandemia ha messo in evidenza l’importanza di balconi, terrazzi, cortili e giardini. Ci saranno, perciò, dei cambiamenti sul layout e progettazione non solo delle abitazioni ma anche degli spazi pubblici, cambiamenti sulla scelta delle superfici che vengono rivestite con materiali che prevengono la proliferazione delle malattie. Anche il layout degli uffici sta cambiando, con spazi più ampi per le sale riunioni e le aree comuni, e meno postazioni di lavori anche per lo smart-working. Si stanno, inoltre, riducendo al minimo le porte con le maniglie, sostituite da porte automatiche per evitare i contatti. Per questo lavoreremo per creare un nuovo modo di edificare e concepire gli spazi e le infrastrutture: un made in Italy delle Costruzioni che preveda format realizzativi da proporre ed esportare nel mondo”.

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