Un attivista burundese per i diritti umani e’ stato condannato a cinque anni di carcere per “attentato alla sicurezza interna dello stato”. L’accusa e’ quella di avere redatto rapporti per conto dell’Associazione per la protezione dei diritti umani e delle persone detenute (Aprodeh), messa fuori legge nel paese nel 2015. Parlando all’emittente “Rfi” il fondatore dell’organizzazione Pierre-Claver Mbonimpa, che vive in esilio dopo essere scampato a un tentato assassinio in Burundi, ha definito l’arresto di Nestor Nibitanga, questo il nome dell’attivista condannato, totalmente arbitrario e prova del fatto che la giustizia nel paese e’ asservita al potere.
Il Burundi e’ precipitato in una nuova crisi nell’aprile 2015, quando il presidente Nkurunziza ha rifiutato di dimettersi dopo la fine del suo secondo mandato e ha deciso di candidarsi per un terzo mandato alle elezioni tenute nello stesso anno. Dall’inizio della crisi si stima che siano morte almeno 2 mila persone mentre altre migliaia sono state costrette alla fuga nei paesi vicini. Dallo scorso 27 ottobre, inoltre, il Burundi non e’ piu’ un paese membro della Corte penale internazionale (Cpi), primo paese a lasciare l’organismo giudiziario, dopo che un anno fa il governo di Bujumbura aveva avanzato la sua proposta di ritiro. L’abbandono della Cpi, sostengono alcune organizzazioni per la protezione dei diritti umani, mira proprio ad ostacolare le indagini sugli abusi commessi dal governo in questi ultimi anni, caratterizzati da violenti scontri tra forze di polizia e manifestanti.