Bundestag, Meister: “Sì ad anticipazione aiuti per la Grecia”

Mutano le prospettive per la Grecia. Se fino ad oggi i tedeschi hanno bacchettato il governo ellenico, adesso si dichiarano propensi a concedere un attimo di respiro alla Grecia. Il vice capogruppo della Cdu/Csu al Bundestag, Michael Meister, si dice favorevole all’anticipazione di versamenti di aiuti ad Atene, a condizione che non escano poi fuori nuove spiacevoli sorprese. “Il volume del pacchetto di aiuti non può essere aumentato, ma un’anticipazione dei pagamenti è possibile”, spiega, “se si dimostra in maniera plausibile che in questo modo non si apre un’altra falla nelle finanze di Atene”. Condizione essenziale per questa misura, però, rimane a suo avviso l’accordo dell’Fmi.

Meister aggiunge che tutto dipenderà dal rapporto della Troika formata da Bce, Commissione Ue e Fmi, poiché “se il rapporto è negativo, vengono meno le premesse per il versamento di altre rate e la Germania non si assocerà ai pagamenti”. Anche il presidente dei liberali nel Nordreno-Westfalia, Christian Lindner, concorrente interno del presidente del partito e ministro dell’Economia Philip Roesler, si dichiara favorevole a concedere più tempo ad Atene. “Non si può far fallire tutto solo per pochi giorni”, spiega, “poiché la posta in gioco è troppo alta. Abbiamo un grande interesse al mantenimento della moneta unica, con dentro anche la Grecia”.

Toni concilianti anche dal vice capogruppo socialdemocratico al Bundestag, Axel Schaefer, che paragona la situazione della Grecia a quella della Germania nell’epoca di Weimar. Riferendosi al nuovo buco di tre miliardi di euro nelle finanze greche, rivelato dallo ‘Spiegel’, il parlamentare della Spd spiega che “adesso parliamo forse di tre miliardi, dai quali dipende la stabilità di una democrazia, ma nel 1930 in Germania questa stabilità dipese dallo 0,5% del contributo per il finanziamento della disoccupazione”. “Faccio il paragone con il 1930”, ha spiegato il parlamentare socialdemocratico, “perché vedo grandi movimenti populisti in Grecia, Ungheria, Italia e Austria. Bisogna parlare chiaramente di questa responsabilità, quando si discute se la Grecia deve rimanere nell’euro”.

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