Bufera Riva, l’azienda: “Stop attività atto dovuto”

Ieri la messa in libertà di 1500 operai, oggi le motivazioni dei Riva. “Il nostro è atto dovuto e non una scelta, precisa la famiglia titolare di diversi stabilimenti di acciaio nel tarantino.

“La società precisa che non si è trattato di una scelta aziendale, bensì di un atto dovuto, cioè della tempestiva esecuzione del provvedimento del Gip che, ordinando il sequestro, ha sottratto alla proprietà la libera disponibilità degli impianti e dei saldi attivi di conto corrente”.

Per questo motivo l’azienda “ha dovuto procedere con immediatezza alla messa in sicurezza degli impianti”. Inoltre i Riva, “consapevoli dell’impatto sociale provocato dalla disposizione impostale, ribadisce il proprio massimo impegno a collaborare con tutte le Istituzioni per ricercare le migliori soluzioni a salvaguardia dei propri lavoratori e del patrimonio aziendale”.

A tutti i lavoratori della Riva Acciaio “sarà concessa la cassa integrazione”, assicura intanto il ministro dello Sviluppo Economico,Flavio Zanonato, dopo l’incontro con i sindacati al ministero. “Ho parlato con Ferrante e mi pare che l’azienda si muova in questa direzione”, aggiunge il ministro. Quanto al commissariamento, Zanonato ha ribadito: “E’ un’ipotesi che non sono in grado di prendere in considerazione” in questo momento. Il ministro si è recato a Palazzo Chigi per “verificare quali misure adottare” su Riva Acciaio. “Gli interessi da tutelare sono diversi: il primo è quello dei lavoratori che non possono perdere il posto” considerato anche “che lavorano in aziende produttive che producono ricchezza”, spiega. “Si devono poi tutelare le decisioni della magistratura e proteggere il sistema industriale italiano che non può perdere un settore importante come quello dell’acciaio”, ha detto.

“E’ arrivato il momento per una rapida soluzione governativa, tenere in ostaggio i lavoratori è inaccettabile”. Lo dice il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, arrivata in tarda mattinata davanti allo stabilimento di Cerveno, una delle aziende del gruppo Riva chiuse dopo il sequestro preventivo disposto dal gip di Taranto. Davanti alla fabbrica si sono riunite decine dei 430 operai impiegati negli stabilimenti della zona, Malegno, Sellero e Cerveno, sospesi dal lavoro. “Ci sono segnali -ha proseguito Susanna Camusso- di un incontro con il governo per lunedì. Non è possibile perdere tempo. E’il momento di trovare uno strumento, un decreto legge, una norma che consenta, da subito, di continuare l’attività produttiva negli stabilimenti e tutelare i redditi dei lavoratori”. A chi gli chiede se la Cgil è pronta a uno sciopero generale il segretario risponde che “ci vorrebbe troppo tempo abbiamo le ore contate”. “L’iter giudiziario – ha aggiunto il segretario federale della Cgil riferendosi alle indagini condotte a Taranto – non può intaccare l’attività produttiva e il lavoro”.L’azienda, intanto, secondo Susanna Camusso “deve chiedere per questi giorni (di sospensione dal lavoro, ndr) la Cassa integrazione che non è però il tema principale. Di certo la ‘messa in libertà’ è insopportabile”.

A ribadire le ragioni della famiglia Riva è Federacciai: “Nessuna rappresaglia ma impossibilità di proseguire l’attività da parte dei Riva”. Il presidente Antonio Gozzi, parlando a Radio 24 attacca: “La decisione del sequestro è frutto di un calcolo cervellotico in base al quale i Riva avrebbero sottratto più di 8 miliardi; questo calcolo non é stato ancora discusso davanti ad un giudice, è frutto di uno sbaglio”.

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