Boschi, parità genere se da tutti ok

Le celebrazioni per la giornata internazionale della donna rafforzano il pressing su Renzi e Berlusconi dei sostenitori delle quote rosa. Nel weekend di sosta dell’esame della legge elettorale imposto dal congresso di Fdi, cresce la spinta per l’introduzione nell’Italicum di quelle preferenze di genere che piacciono alle donne di destra e di sinistra ma non rientrano nel patto siglato al Nazareno tra il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il governo non chiude del tutto la porta: purché, sostiene il ministro Maria Elena Boschi, a volere le quote rosa siano tutti. E da Forza Italia Giovanni Toti manifesta una certa apertura. Dice “no ad una opposizione preconcetta” sulle preferenze di genere, spiegando alle parlamentari azzurre di essere “pronto al confronto”. Su Berlusconi continua un forte pressing a tenere duro sul ‘no’ alle quote rosa da parte dei contrari. Ma, dalle parti del Plebiscito, si sottolinea che comunque non si possono fare le barricate contro la parità di genere: il rischio, si dice, è che troppa rigidità si ritorca contro Fi consentendo a Renzi di utilizzarla per forzare nuovamente l’accordo facendo passare l’idea di una Forza Italia contro le donne.   Le quote rosa sono anche richieste  dalla  presidente della Camera Laura Boldrini che  auspica che la nuova legge elettorale sappia rispettare anche la parità di genere.  A reclamare le preferenze di genere nell’Italicum è anche Piero Grasso: “Per festeggiare in pieno l’8 marzo, ci vorrebbe la parità di genere nella legge elettorale”, sostiene il presidente del Senato con parole che hanno un peso particolare: perché se le quote rosa non dovessero entrare nella nuova legge elettorale alla Camera, non è escluso che una modifica possa essere fatta proprio a palazzo Madama. Con conseguenze a questo punto imprevedibili non solo per la riforma in se, ma anche per la prosecuzione dell’esperienza del governo Renzi. In ogni caso, trapela da Palazzo Chigi, il premier sarebbe tranquillo e fiducioso sulla positiva fine del percorso parlamentare dell’Italicum nei tempi previsti. Comunque, sulle preferenze di genere il governo non oppone un muro del tutto invalicabile. “Ovviamente, come per gli altri profili che hanno riguardato la legge elettorale, se c’è la possibilità di migliorarla, ma con la partecipazione di tutti gli attori, ci proveremo fino in fondo mantenendo comunque gli impegni presi”, assicura il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, impegnata in una mediazione che scongiuri la “riapertura” del testo in Senato. Ipotesi che determinerebbe un ritorno della riforma alla Camera con un conseguente allungamento dei tempi che non piacerebbe per nulla a Matteo Renzi. Il rischio c’è; anche perché, pallottoliere alla mano, la maggioranza su cui il premier può contare a Palazzo Madama è meno sostanziosa di quella che ha a Montecitorio. Lo minaccia senza giri di parole Anna Finocchiaro del Pd, ma lo lasciano intendere anche dichiarazioni di esponenti di tutti i partiti. Per questo si punta alla mediazione: ci crede Laura Boldrini, ma anche il leader del Ncd Angelino Alfano, che tiene duro sulle preferenze con il suo partito e sulle quote rosa auspica da parte del Parlamento “una scelta saggia ed equilibrata”. E da Forza Italia Giovanni Toti dice “no ad una opposizione preconcetta” sulle preferenze di genere.

 

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