Boom di finti divorzi per il reddito di cittadinanza

Che gli italiani siano un popolo di furbetti è cosa ormai nota, ma negli ultimi tempi questa tendenza è tornata a far cronaca per via del reddito di cittadinanza.

Sono sempre di più, infatti, le segnalazioni dei CAF territoriali sulle anomalie riscontrate nelle domande per il sussidio. Ciò che i centri di assistenza fiscale stanno denunciando è un vero e proprio “boom” di richieste basate su trucchi e atti falsi per rientrare nei parametri stabiliti dal Governo. Dopo i dati diffusi nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza sui “finti poveri“, adesso si registra un impressionante aumento di divorzi di facciata e cambi di residenza quanto meno sospetti.

La soglia ISEE dei 9.360 euro è il requisito fondamentale per sperare di rientrare nell’elenco dei beneficiari del sospirato contribuito legato al reddito di cittadinanza. In tal senso, la separazione dei coniugi diventa l’unico escamotage per accedere alla fatidica soglia, assieme al cambio di residenza “tattico”, anche di altri familiari.

La norma, infatti, esclude dal beneficio i coniugi separati e divorziati qualora continuino a risiedere nella stessa abitazione. Per questa ragione, oltre al divorzio di facciata, il cambio di residenza diventa indispensabile per “spaccare” il reddito familiare e rientrare nei requisiti previsti per gli aventi diritto.

A Savona, su 60 mila abitanti ben 1.839 hanno già fatto richiesta di cambio di residenza. Tuttavia, 1 cittadino su 4 non è risultato reperibile al controllo effettuato dai vigili urbani presso la nuova dimora. Stessa situazione in Piemonte, in Sicilia e in Campania.

Molti figli, inoltre, vanno a vivere da soli per ottenere l’assegno dei 780 euro mensili. Ma l’aumento inconsueto di richieste ha cominciato a piovere sugli uffici delle anagrafi territoriali già dallo scorso anno, quando l’approvazione del reddito di cittadinanza era ancora al vaglio sul tavolo del Governo.

L’elenco dei furbetti del reddito di cittadinanza, insomma, non conosce confini regionali. Da Nord a Sud dello Stivale, per la Guardia di Finanza si profila un duro lavoro, con controlli a tappetto e verifiche serrate sulla legittimità delle richieste. E per tutti gli imbroglioni accertati, le pene saranno pesanti: da 2 a 6 anni di reclusione.

Tuttavia, tra lungaggini burocratiche e ulteriori trucchi messi in atto per eludere i controlli, il rischio di non riuscire a smascherare tutti gli imbroglioni è abbastanza concreto.

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