Bonus, taglio tasse, fringe benefit e IVA al 5%: ecco cosa farà Meloni

Meloni  farà tutto il possibile per mantenere le promesse prese, dice, “non tradiremo”. Visibilmente emozionata, parla di politica estera, della posizione che assumerà l’Italia nella Ue, nella NATO e nel G7,  e poi si concentra su come il governo intenderà affrontare la grande crisi che stiamo attraversando.

Le previsioni per l’Italia e l’Europa nel 2023

Meloni rimarca il contesto difficile nel quale si troverà ad agire il Governo, “forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi”. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la speranza di una ripresa economica post-pandemia. Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima di assoluta incertezza.

La Banca centrale europea, nel mese di settembre, ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l’area euro, con un taglio di ben 1,2% rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9%. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche l’andamento dell’economia italiana per il prossimo anno.

Nell’ultima nota di aggiornamento al DEF, la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6% esattamente un quarto del 2,4% previsto nel Documento di economia e finanza di aprile e le previsioni del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l’economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2%, il peggior risultato tra le principali economie mondiali dopo quello della Germania.

Crescita bassa o nulla, accompagnata anche dall’impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la Banca centrale europea, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo undici anni, a rialzare i tassi di interesse.

La guerra in Ucraina come sappiamo ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti, costi insostenibili per molte imprese che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette.

Ma guai a chi crede che sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità, attacca la premier. “Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe, aprendo la strada a ulteriori pretese e ricatti”, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi. I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo in merito a un accordo sul price cap dinamico rappresentano un passo avanti raggiunto anche grazie all’impegno di Draghi e del ministro Cingolani, “ma sono ancora insufficienti” dice.

Sul fronte dei prezzi, se da un lato è vero che il solo aver discusso di misure di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall’altro è evidente che, se non si darà rapidamente seguito agli annunci con meccanismi concreti, la speculazione ripartirà, avverte Meloni.

Anche per questo, assicura la leader di FdI, sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette, sia su quello del carburante. “Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima Legge di bilancio”.

Ma la priorità per la neopremier oggi è mettere un argine al caro energia e accelerare, in ogni modo, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale.

Meloni spera anche che dalla crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. Ricorda che i nostri mari possiedono giacimenti di gas, in particolare il Mezzogiorno, “il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree, i fiumi, un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili”.

Ma non c’è solo il caro energia a spaventare: le famiglie italiane si ritrovano a dover fronteggiare anche un livello di inflazione che ha raggiunto l’11,1% su base annua e ne sta erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto, nonostante una parte di questi aumenti sia stata assorbita dalle aziende.

Meloni promette misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit, dal potenziamento del welfare aziendale, riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%. Misure sui cui il governo starebbe già lavorando e che affronterà con la prossima Legge di bilancio.

Cosa farà Meloni per tranquillizzare gli investitori a fronte di un debito al 145% del PIL, secondo in Europa soltanto a quello della Grecia? “Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra economia che rimangono solidi nonostante tutto: siamo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario, vale a dire lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito”.

Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato infatti la soglia dei 5mila miliardi di euro e “in un clima di fiducia potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale”. La strada per ridurre il debito non è l’austerità e non sono neppure quelli che bolla come avventurismi finanziari più o meno creativi: la strada maestra, l’unica possibile, è la crescita economica, duratura e strutturale.

E per conseguirla Meloni e i suoi si dicono “naturalmente aperti” a favorire gli investimenti esteri: se, da un lato, l’Esecutivo contrasterà “logiche predatorie” che mettano a rischio le produzioni strategiche nazionali, dall’altro, sarà aperto ad accogliere e stimolare quelle imprese straniere che sceglieranno di investire in Italia, portando sviluppo, occupazione e know-how, in una logica di benefìci reciproci.

In questo contesto si inserisce, naturalmente, anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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