‘Blues’, da grande scrittura a ottima pièce

‘Blues’ ha aperto la nuova edizione della rassegna ‘Atto Unico’ alla Chiesa di Santa Maria Alemanna di Messina. La pièce, scritta e diretta da Tino Caspanello, ne conferma la qualificante densità di scrittura drammaturgica ma anche la sensibilità artistica. Al centro della scena, la straordinaria bravura dell’attore Francesco Biolchini per il quale, su sua richiesta, l’autore siciliano ha ideato il testo, da’ piena ragione al copione. Al pari delle scenografie e dei costumi, firmati da Cinzia Muscolino.
La storia è questa. Un uomo vive prendendo nota dei treni che passano davanti a casa sua. E li accoglie, uno per uno, in giacca, coi fiori freschi visibili su un tavolinetto posto sulla soglia dell’abitazione, in mano il taccuino. Narra, il protagonista, che così già facevano i suoi genitori. E che un giorno, tanti decenni prima, un treno s’era fermato e ne erano discesi i passeggeri con i quali, poi, la famiglia aveva trascorso ore di ristoro e di dialogo. Anche nell’oggi della scena si ferma un treno. Chiuso, però. Coi finestrini che non si possono abbassare e le porte che non si possono far ruotare. E il dialogo tra l’uomo a terra e i passeggeri a bordo è ben più difficile. Ma trova, comunque, una strada. Soprattutto con una passeggera con la quale – un po’ per scherzo un po’ chissà per quale motivo – parlarsi diventa dirsi.
Ennesima eccellente prova d’autore, ‘Blues’ scorre via commuovendo sempre di più. Nell’intensa interpretazione di Biolchini, in cui gli occhi quanto la voce quanto le mani sanno parlare di mondi profondissimi, il finale – un lieto fine a lungo sperato che il ripartire del treno spezza e nega – ha un tempo tutto suo,  distillato, tanto lento e triste quanto apparentemente pretestuoso era stato l’inizio, con il protagonista proteso ad aggiustare la sua piccola scenetta per gli occhi di coloro che sarebbero passati da lìa poco a bordo del treno. Un finale da ‘Blues’, che da’ il timbro a tutto ciò che c’è stato prima, e a tutto ciò che si può indovinare ci sarà dopo.
Su Tino Caspanello si è scritto tanto. E tantissimo ha scritto lui, drammaturgo da tempo affermato e messo in scena in mezza Europa, soprattutto in Francia, studiato in diverse università, compreso il Michigan, compreso Hong Kong. Il fatto stesso che continui a muovere emozioni e smuovere significati, spettacolo dopo spettacolo, è la migliore prova della vitalità del suo teatro. Teatro che lui continua a scrivere e preparare da Mandanici, piccolissimo paesino vicino Messina. E che, per ciò stesso, deve fare ‘più strada’ prima di arrivare alle ribalte nazionali e internazionali. Ma è una ‘strada’ che puntualmente riesce a percorrere. Altrettanto ci si augura specificatamente per il suo ‘Blues’.
Blackcap

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