Bipolarismo forzato

Il primo presidente donna del Senato eletta dal Centrodestra e dopo venticinque anni il primo presidente della Camera eletto dai Cinque Stelle: Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico. La politica non finisce mai di stupire, con l’arte della mediazione ricompone anche la realtà contraddittoria. Ciò che dopo il voto del 4 marzo sembrava improbabile è diventato realtà. Bisogna soffermarsi a riflettere con attenzione, sulla portata storica della giornata di ieri.Infatti è nato un nuovo bipolarismo.Ciò che è nato ieri è un bipolarismo forzato, fondato su due movimenti diversi ma simili, Cinquestelle e Lega. Contiene in sé l’Ignoto.I rispettivi leader, sin dall’immediato dopo voto hanno condotto da soli la partita guidandola verso l’esito finale. L’hanno fatto ciascuno con furbizia e con una forte dose di spavalderia. Salvini ha del tutto messo alle corde il Cavaliere costringendolo a rinunciare al suo candidato, Romani, ma soprattutto facendogli rinunciare alla sua conventio ad escludendum contro i Cinquestelle. Di maio dal canto suo ha arginato quella frangia interna berlusconiana, costringendo a votare al Senato la Casellati di Forza Italia. Ma soprattutto hanno legittimato la loro leadership all’interno del Parlamento. Adesso però, la loro reciproca legittimazione ha bisogno di un ulteriore passo in avanti: un governo che fissi nuove regole, ad esempio in materia elettorale, abbattimento dei vitalizi, tanto per dare un contentino ai loro elettori, qualche tassa di poco peso, per poi riportarci al voto, dal quale i due nuovi poli sperano di uscire uno come maggioranza e l’altro come opposizione, pronti a scambiarsi i ruoli nel corso delle legislature che si susseguiranno. Si tratterà di un governo a metà strada tra il politico e l’istituzionale. Il progetto dei due proconsoli è chiaro ed inequivocabile: Salvini mira ad assorbire quello che resta di Forza Italia, mentre Di Maio vorrebbe lanciare un’Opa verso il Pd. Certamente Di Maio,, nel suo intento ha più fretta di Salvini, perché vorrebbe approfittare dello stato di confusione e divisione che attanaglia il Pd di Renzi, che continua a parlare di una rivincita che sembra,però allo stato, molto improbabile. Da parte di noi cittadini bisogna augurarsi due cose. La prima che la democrazia parlamentare continui la sua opera di trasformazione e moderazione delle opposte fazioni in campo, riportando i gruppi politici all’interno di quelle che sono le fondamenta costituzionali della nostra Repubblica, della sua collocazione internazionale e dei suoi impegni finanziari. La seconda è che nasca un governo perché questa è la necessità primaria di ogni democrazia dopo ogni elezione, ed è anche un esercizio di volontà popolare che gli eletti devono tradurre al più presto in azione legislativa e di governo.

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