Berlusconi al Foglio: “Condizionamenti a Napolitano? Sono estraneo”

“Sono completamente estraneo ai tentativi di condizionamento cui è stato oggetto il Quirinale”. Dopo giorni di silenzio sullo scandalo intercettazioni tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e Nicola Manciano, l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi sceglie le colonne del Foglio per precisare la sua posizione. In una intervista rilasciata al quotidiano di Giuliano Ferrara, anticapata sul sito del quotidiano, si tira fuori dalla polemica tra Colle e Procura. “In questi mesi tormentati il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non é rovesciabile”. Il Cavaliere non ci sta al gioco al ‘massacro’ contro il presidente della Repubblica in questa fase cruciale per la democrazia italiana. Per Giorgio Napolitano i prossimi saranno i mesi più ‘impegnativi’ della sua carriera politica perché in gioco c’è il futuro del nuovo governo e della stessa ‘democrazia partitico-politica’ italiana. Il presidente dovrà decidere se e quando sciogliere le Camere, quando indire le nuove elezioni e quindi decidere se sarà lui o il suo successore a dare l’incarico di formare il nuovo esecutivo. Sarà un semestre bianco, se non ci saranno elezioni anticipate, in cui Giorgio Napolitano avrà punti addosso i fari di tutto il mondo politico e deve poter decidere in assoluta serenità e tranquillità. Silvio Berlusconi ha capito che se una forza politica, ora e nei prossimi mesi, attaccherà il capo dello Stato su questi ed altri temi rischia di essere bocciato nelle urne. Gettare benzina sul fuco sarebbe controproducente per il Pdl. Ed ecco perché il Cavaliere al Foglio ricorda di avere un “rapporto consolidato e leale con il presidente Napolitano. Lo sanno tutti. Al mio primo discorso parlamentare da premier, nel 1994, la sua replica di capogruppo alla Camera fu tanto civile, in mezzo a quelle simulazioni di guerra che caratterizzavano la faziosità della sinistra, che mi alzai dal banco del governo e lo raggiunsi in aula per una stretta di mano. Considero il capo dello stato un impeccabile servitore della Repubblica”. Ma al quotidiano di Ferrara, commenta le rivelazioni a La Stampa dell’ambasciatore Reginald Bartholomew sui rapporti tra Antonio Di Pietro e gli Usa, ribadisce la necessità di una riforma radicale della giustizia. “La democrazia dei processi politicamente e faziosamente orientati è il principale ostacolo al libero dispiegarsi di una democrazia civile e senza una radicale riforma della giustizia l’Italia non si salva”. E non si dice sorpreso, parlando del leader dell’Idv, delle “piccole trame consolari di un magistrato voglioso di riconoscimento politico”.

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