Beppe Grillo trasforma la sua storica società immobiliare, la Gestimar srl, licenziando da amministratore unico anche la moglie Pavin Tadjik, per potere avere un consistente sconto fiscale consentito da una serie di norme stabilite da Giorgia Meloni e contenute nei commi 100-105 dell’articolo 1 della sua prima legge di bilancio. Secondo quelle norme le società immobiliari, a patto di avere come oggetto esclusivo la gestione del mattone e a patto che nessuno abbia cariche salvo i soci, avrebbero potuto trasformarsi da srl in società semplici godendo di notevoli agevolazioni fiscali.
Secondo le nuove norme fatte approvare dalla Meloni per altro con l’opposizione dura proprio del Movimento 5 stelle le immobiliari così trasformate avrebbero pagato un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell’Irap dell’8% invece delle aliquote che venivano pagate fino a quel giorno: 24% di Ires e 3,9% di Ires (in tutto dunque 27,9% di tasse). Optando per la Meloni invece di sposare la battaglia del M5s, Grillo ha così potuto risparmiare il 71,3% delle tasse che aveva pagato fino all’anno precedente. E ha cambiato subito la sua società immobiliare per potere cogliere l’occasione.
Nel verbale di trasformazione della Gestimar srl in società semplice si cita espressamente come ragione l’opportunità offerta dalla legge della Meloni e si liquida l’amministratore della società prendendo atto «che, in conseguenza della trasformazione e con decorrenza dalla data della sua efficacia cessa dalla carica l’amministratore sig.ra Parvin Tadjik, in quanto estranea alla compagine sociale». Il suo posto è stato preso proprio da Giuseppe Grillo detto Beppe. Qualche mese dopo però il fondatore del Movimento 5 stelle ha riparato il torto subito dalla consorte, varando un aumento di capitale della Gestimar riservato proprio a lei. Beppe aveva 30 mila azioni della società, alla signora Parvin ne sono state riservate altre 303 (l’1% circa del capitale) però con sovrapprezzo, visto la signora che ha dovuto versare per il loro acquisto 11.050 euro.