Barletta, crollo palazzina: le vittime lavoravano in nero

Non avevano un regolare contratto, le 5 operaio morte nel crollo della palazzina a Barletta. Cucivano magliette e tute da ginnastica per 4 euro all’ora, dalle 8 alle 14. Quei soldi servivano loro almeno per sopravvivere. “Lavoravano in nero per pochi euro all’ora e dopo alcune verifiche – afferma  la Cgil di Barletta-Andria-Trani – sembra che l’azienda fosse completamente sconosciuta all’Inps”. Una situazione questa, molto diffusa al Sud,  perché diffusa è la difficoltà di mandare avanti la famiglia. Di quest’ opinione, anche il segretario generale della Cgil Bat, Luigi Antonacci : “molte sono le lavoratrici che accettano situazioni analoghe a quelle delle operaie morte nel crollo perché guadagnare pochi euro al giorno serve comunque per mandare avanti la famiglia e prendersi cura dei propri figli”.

Matilde, Giovanna, Antonella e Tina sono morte in quel laboratorio, mentre erano al lavoro, travolte dalle macerie della palazzina e insieme con loro è morta la figlia 14enne della coppia di proprietari della piccola azienda, i coniugi Cinquepalmi: si sono salvati perché erano andati a trovare in ospedale l’anziana madre dell’uomo. E c’erano anche loro, un po’ in disparte, lontani dagli altri parenti, oggi al policlinico di Bari, davanti all’obitorio dove sono stati ricomposti i resti delle vittime, sottoposti a esami medico-legali. I parenti delle vittime si sono stretti nel loro dolore, abbracciandosi. Alle 14, dopo ore di attesa, hanno avuto finalmente l’autorizzazione dal magistrato per poter scendere nella camera dove si trovavano le spoglie dei loro cari: quattro per volta, non di più. Anche questa è sembrata una beffa. Alcuni, i più anziani, sono stati colti da malore e sono stati accompagnati in autoambulanza al pronto soccorso del policlinico. Non ce l’ha fatta a reggere il peso del dolore anche il marito di Tina Ceci, di 37 anni, l’ultima ad essere estratta dalle macerie la notte scorsa: si è allontanato tra le lacrime, sorretto dai familiari.

“Era gente semplice, – hanno detto ai giornalisti alcune delle persone che sostavano in lacrime davanti all’obitorio – gente che lavorava per poter sopravvivere”. “Contratto?, nessun contratto – hanno detto – avevano le ferie e la 13esima pagate, questo sì, ma non erano ‘regolari'”. Non è, il loro, un voler puntare l’indice accusatorio: le loro parole sono sembrate rassegnate ad una situazione che è piuttosto diffusa in tutta la Puglia, nel Sud. E anche il sindaco di Barletta, Nicola Maffei, è di questo avviso: “Non mi stento di criminalizzare chi – dice – in un momento come questo viola la legge, assicurando, però, lavoro a patto che non si speculi sulla vita delle persone”. “Con la crisi del tessile-abbigliamento-calzaturiero – fa anche presente il sindacalista della Cgil Antonucci – un tempo trainante per l’economia locale, molte grandi aziende hanno chiuso i battenti e sono rimaste solo tante piccole attività sconosciute all’Inps, realtà a conduzione familiare e ubicate nei posti più impensabili: sottani, scantinati o locali a piano terra in edifici antichi, proprio come quello di via Roma”. “Mia nipote – racconta oggi la zia di una delle vittime – prendeva 3,95 euro all’ora, mia nuora, che lavorava con lei, quattro euro”. “Mia nipote è morta soffocata – continua – era gonfia, aveva il collo e il viso di colore viola. Mia nipote aveva il terrore negli occhi. I suoi occhi erano spalancati, pieni di paura”.

In tanti, infatti, pensano che se si fosse riusciti a scavare più velocemente, forse quelle donne sarebbero ancora vive: “Se avessimo continuato noi a scavare con le mani – dice un ragazzo, tra i primi ad accorrere sul posto dopo il crollo – forse saremmo riusciti a salvarle. Invece é cominciata la sfilata di gente in cravatta, gente che ci ha detto di andar via, ci hanno fatto mettere dietro le transenne e poi tutto improvvisamente è diventato lento”. I corpi delle cinque vittime, presumibilmente nella tarda mattinata, saranno riportati domani a Barletta, dove sarà allestita una camera ardente. E finalmente la gente del posto potrà finalmente rendere omaggio alle vittime. Alla  sfortunata ragazzina, che per puro caso era uscita un’ora prima da scuola e a quelle quattro donne che per avere una vita normale e senza pretese hanno accettato un lavoro faticoso, malpagato, irregolare.

Altri quattro sono ricoverati in osservazione – tra loro anche la donna incinta che è stata la prima ad essere soccorsa. Ora si pensa a come aiutarli concretamente: il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che oggi ha incontrato a Barletta alcune delle persone rimaste senza tetto, ha convocato una giunta d’urgenza che ha disposto lo stanziamento di 200.000 euro in favore dei familiari delle vittime e delle famiglie private dell’abitazione. Vendola, lasciando il luogo del disastro, ha parlato di “una tragedia che poteva essere evitata, come tutte quelle di questo tipo che – ha detto – si verificano in Italia”.

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