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“Nel 2020 potra’ esserci una nuova fase” nelle fusioni bancarie cross border. E’ l’opinione del presidente dell’Abi Antonio Patuelli, convinto che l’attivita’ del presidente del consiglio di sorveglianza della Bce Andrea Enria “potra’ correggere gli ostacoli posti dalla gestione di Danie’le Nouy. “I risultati – ha detto rispondendo ad una domanda dei giornalisti nel corso del seminario Abi tenuto a Ravenna – matureranno nel tempo”. “Enria – ha aggiunto – sta realizzando una sostanziale svolta rispetto al quinquennio di Nouy, caratterizzato piu’ da dinieghi che dal confronto e prescindendo dal confronto. Enria sviluppa anche dei dinieghi, ma dopo il confronto. Per lo sviluppo di fusioni cross border, e’ necessario armonizzare le normative”. Le banche piu’ presenti in Europa hanno problemi di natura operativa e il capo della vigilanza della Bce “se ne rende conto”. “L’ Italia – ha quindi illustrato Patuelli – in questi 5 anni di unione bancaria, e’ lo stato nazionale che ha visto piu’ fusioni di ogni altro Stato, sia volontarie sia volontarie ma su sollecitazione di una norma nazionale come quelle di credito cooperativo. Noi abbiamo il rapporto piu’ emblematico: il minor numero di banche per 100mila abitanti. E infatti all’Italia si guarda da Oltralpe come al Paese che ha fatto piu’ cambiamenti nei 5 anni di Unione bancaria”.
Secondo il direttore generale Giovanni Sabatini, il tema e’ completare il secondo pilastro dell’Unione bancaria per la gestione delle crisi bancarie. Nel creare l’unione bancaria sono state armonizzate norme prudenziali e le modalita’ di vigilanza ma sull’operativita’ delle banche incidono altre tematiche, il fatto cioe’ che non sono stati armonizzati i quadri giuridici nazionali. Tutto cio’ comporta duplicazioni e maggiori costi. Per evitare una gestione disordinata e piu’ costosa di una crisi e’ quindi necessario promuovere l’omogeinizzazione delle norme europee.
