Banche e Visco: ‘Mai detto tutto bene’

‘A determinare l’evoluzione del sistema finanziario italiano non è stata una vigilanza disattenta ma la peggiore crisi economica nella storia del nostro Paese’,  ha detto Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, in audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche:  Il forte deterioramento degli attivi delle banche e le crisi degli ultimi anni sono in primo luogo l’inevitabile conseguenza della duplice, profonda recessione che ha colpito l’economia italiana e  le conseguenze della doppia recessione sul sistema finanziario sarebbero state ben peggiori senza la nostra attività di supervisione. La mala gestio di alcune banche, comunque, c’è stata  e l’abbiamo più volte sottolineato; le gravissime condizioni dell’economia hanno fatto esplodere le situazioni patologiche. La gestione tanto dei casi di difficoltà quanto degli episodi di crisi è stata portata avanti in un quadro regolamentare che andava mutando drasticamente, sia sul fronte della vigilanza sia su quello della risoluzione delle crisi bancarie’.

 Secondo il governatore, numerose scelte tecniche assunte in sede europea sono state condizionate dall’orientamento di Paesi che erano intervenuti massicciamente con fondi pubblici per sostenere sistemi bancari duramente colpiti dalla crisi finanziaria globale. In un contesto macroeconomico particolarmente sfavorevole, queste scelte non hanno giovato alla rapidità e all’efficacia della gestione delle crisi bancarie nel nostro Paese.

 La Banca d’Italia, ha affermato Visco, aveva avvertito che il sistema creditizio stava subendo i contraccolpi di due forti recessioni in tre anni e che la qualità del credito stava peggiorando. Non è quindi vero che avrebbe sempre detto che andava tutto bene, sottovalutando la situazione.

Inoltre, ha scandito il governatore, la Banca d’Italia non ha mai fatto pressioni su nessuno per favorire la Banca Popolare di Vicenza o sollecitarne un intervento: ‘Nessuna pressione e indicazione, abbiamo solo recepito l’interesse di Popolare di Vicenza per Banca Etruria’, spiega: ‘Io ho appreso dell’interesse di Vicenza su Etruria ad aprile 2014 e non abbiamo sollecitato un intervento’.

La banca toscana diventa un capitolo a parte, quando interviene l’interesse della politica. Visco spiega che in uno degli incontri con Renzi, nell’aprile del 2014, l’ex premier chiese perché Vicenza avesse interesse per Etruria, ‘ma non risposi: non entrai per niente nei temi della Vigilanza, che dovevano restare riservati’. Stesso concetto opposto all’interesse dell’allora ministra Maria Elena Boschi. Pressioni dalla Boschi su Etruria? No. C’era un legittimo interesse dell’allora ministro su una questione che interessava il territorio, argomenta Visco. Ne parlò con Panetta, ma lui non disse nulla perché non si parlava delle questioni della Vigilanza, che sono riservate. Da Boschi, spiega ancora il governatore, venne espresso dispiacere e preoccupazione sulle ripercussioni che l’acquisizione della banca poteva avere sul territorio.

Tra le prime domande che i commissari guidati da Pierferdinando Casini ci saranno gli argomenti del colloquio tra la sottosegretaria e Panetta, svelato ieri dal ‘Corriere della Sera’.

Appare prevedibile, però, che dovrà essere la stessa Boschi a spiegare il motivo per cui si rivolse a Panetta, tenendo conto che la questione relativa alle banche non era di sua competenza e che suo padre è ancora sotto inchiesta per il dissesto dell’istituto aretino. A neutralizzare la rivelazione del quotidiano di via Solferino ci ha pensato ieri la stessa ex ministra che,  intervistata dal ‘Messaggero’,  alla domanda se avesse parlato con Panetta di Etruria, risponde: ‘Sì certo. Come ho parlato con Panetta più volte delle crisi di altre banche. Da Mps alle popolari venete, sia nel mio precedente ruolo che in quello attuale con il governo Gentiloni. Non so dirle con quanti altri ministri Panetta abbia parlato oltre a me, sicuramente con Renzi e con Padoan, forse con altri. Con me è sempre stato molto istituzionale. Ovviamente anche con lui, nessuna pressione ma solo il necessario scambio di informazioni’.

 

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