Avellino – Paganese, l’analisi del giorno dopo

Anche il secondo match casalingo dei Lupi si è chiuso con un pareggio. Identico il punteggio, ma, in qualche modo, anche la circostanza e la tempistica si assomigliano molto: l’Avellino è stato raggiunto nel finale di gara. Ma, mentre nella prima partita, quella contro il giovane Prato, la mancata vittoria lasciò parecchio amaro in bocca, in questo derby pareggiato con la Paganese, bisogna considerare che mai punto fu piu’ guadagnato. E sì, perchè, alla fine della fiera, la Paganese che ha raggiunto il pari soltanto nei minuti finali avrebbe meritato ben altra sorte, se avesse saputo capitalizzare e finalizzare l’enorme mole di lavoro che l’Avellino (specie a centrocampo) gli ha concesso di fare. La compagine di Grassadonia (a proposito complimenti a lui per ciò che i suoi uomini hanno fatto vedere), per lunghi tratti, ha comandato decisamente la gara. Addirittura paradossale è stato il fatto che a dettare legge in mezzo al campo ci ha pensato un calciatore di ben 35 anni che, anche quando era giovane, non è mai stato un fulmine di guerra in quanto a dinamicità e sveltezza nei movimenti: Romondini, uno dei diversi ex biancoverdi tra le fila della compagine salernitana.Alla vigilia di questo derby, Rastelli aveva ammonito tutti sulle insidie di questa sfida, individuando nelle capacità tecniche dei singoli calciatori avversari, ma anche nell’alto tasso di esperienza dei Salernitani, tanti motivi di preoccupazione. Ed in effetti, il campo ha poi confermato in pieno i timori del tecnico biancoverde. Del resto, era presumibile che la Paganese costituisse il vero banco di prova del team biancoverde, anche in considerazione che i primi due turni di campionato avevano proposto ai Lupi partite decisamente alla loro portata. In fin dei conti, la vittoria contro la Carrarese (che dopo tre giornate non ha ancora racimolato neppure un punto) doveva essere archiviata come “normale amministrazione” per una compagine come l’Avellino che si è prefissato l’obiettivo minimo del raggiungimento dei play off. La gara contro gli uomini di Grassadonia ha fatto ritornare, ci auguriamo non bruscamente, con i piedi per terra tutti coloro che stavano già lasciandosi prendere da qualche volo pindarico. La Paganese, squadra tosta ed esperta, rappresenta certamente uno di quegli avversari cosidetti scorbutici, davvero difficili da superare. Ma non bisogna immaginare che non ce ne siano diverse nel girone B di avversarie di tale portata. In tal senso, Rastelli ed i suoi ragazzi farebbero bene a prendere come manna caduta dal cielo queato pareggio. Per due motivi: prima di tutto perchè ottenuto contro una rivale che, a nostro avviso, potrebbe anche dare fastidio a parecchie compagini che ambiscono a salire in cadetteria; in secondo luogo, perchè, essendo arrivata appena alla terza giornata, questa parziale battuta di arresto fa capire per tempo che sia il mister che tutti i suoi ragazzi debbono chinare il capo e mettersi a lavorare di “buzzo buono”. Con tanta consapevolezza di doversi sacrificare molto di piu’ per costruire e costituire una compagine d’alto rango in questo torneo, che noi riteniamo livellato assai, e forse addiritttura in alto. Rastelli ha dichiarato nel dopo gara che la sua squadra deve ancora acquisire la giusta personalità. Questo, ovviamente, è un elemento impalpabile e consistente nel contempo; ed è semplice e complesso da ottenere. In attesa che questa compagine riesca a maturare in fretta, speriamo che il mister di Pompei capisca ed individui al piu’ presto gli adeguati rimedi e le giuste soluzioni ai tanti problemi emersi nell’Avellino e nella sua manovra in occasione di questa sfida contro la Paganese. Perdere ulteriore tempo e terreno in classifica sarebbe davvero deleterio per le aspirazioni dei Lupi.

Rino Scioscia

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