Arte: scoperto il volto di Dante giovinetto

   L’istituto Europeo delle politiche culturali presieduto dal prof De Liberis ha scoperto uno stacco di affresco del quattordicesimo secolo che potrebbe rappresentare un Dante  inedito.

Il Prof De Liberis,   esperto d’arte internazionale,  in una sua nota afferma: ‘La raffigurazione a Dante rimane un interessante e certamente curioso aneddoto, in quanto per tradizione il volto del grande poeta aveva caratteristiche ben marcate e precisamente, un naso aquilino piuttosto pronunciato ed il mento sfuggente’.

Si parla, in questo caso di un Dante giovane, che i proprietari dell’opera hanno sempre identificato per tradizione al sommo poeta.  Studi scientifici da me effettuati con sofisticate apparecchiature accolgono questa tesi e riferiscono  che trattasi di un’opera coeva alla vita dell’artista, eseguita a mo di affresco, e riportato con tecnica dello stacco su tavola parchettata.  L’analisi che mi viene richiesta è di carattere estetico ed in modo preliminare posso affermare, che trattasi di opera che risente della scuola senese.

Su questa tesi, lo scrivente si è impegnato a redigere uno studio approfondito ed articolato, con precisi esami comparati, sia con l’immagine comune di Dante, sia con l’immagine di soggetti vissuti nella stessa epoca, alfine di verificare se questa immagine rappresenti veramente il sommo poeta.  Occorre inoltre verificare se l’immagine tradizionale che noi abbiamo del poeta è giusta e attraverso quali percorsi è giunta fino a noi.

Io credo che la ritrattistica relativa Dante, sia frutto di ipotesi della famosa descrizione del Boccaccio e della rappresentazione di Giotto, che con ogni probabilità ha conosciuto Dante.   Già dal Botticelli, dfino al XIX sec si pubblicizza questa tipologia di raffigurazione del poeta, perché il naso aquilino ed il mento sfuggente dava l’idea del personaggio aristocratico di grande levatura morale.

Al contrario, l’analisi antropologica che è stata effettuata presso l’Università di Bologna, fa emergere un ritratto più dolce, soprattutto questo volto è stato realizzato attraverso gli studi effettuati già negli anni venti, da Fabio Frassetto, antropologo della stessa Università, nell’anniversario del sesto centenario della morte del poeta.  Tale studio antropologico è stato effettuato sui calchi del 1920 e sulle ossa del sommo poeta conservate a Ravenna dove morì.

Ora l’opera che vado ad esaminare, sarebbe stata influenzata, come già sopra detto dalla scuola senese, e ciò ci conferma un viso certamente dolce, ma anche un Dante più bello dalle sembianze aristocratiche, con un viso sfilato dei grandi occhi riflessivi.

Il bello nel medioevo era associato al cavaliere eroico, non certo all’intellettuale poeta o filosofo, di conseguenza, Dante uomo di sublime capacità intellettuale, genio indiscusso della poetica e della cultura, non poteva che essere identificato, nell’iconografica dell’epoca, con delle sembianze spigolose, gli occhi piccoli e longilineo, pur sempre aristocratiche.
Questo ritratto potrebbe rappresentare un Dante diciassettenne, abbigliato con il tipico copricapo.

L’artista di riferimento che avrebbe colto l’immagine di Dante è, a mio giudizio, Puccio Capanna, (Assisi, XIII secolo – …) un pittore italiano, di scuola fiorentina attivo soprattutto ad Assisi negli affreschi della Basilica inferiore.
La fama di Puccio Capanna, tra i principali artisti del XIII sec., è testimoniata da Giorgio Vasari che lo ricorda tra i discepoli di Giotto.  Era di origina umbra e fu attivo ad Assisi nel secondo quarto del Trecento.
Fece parte della scuola giottesca e il suo stile si distinse per l’interesse verso il colore e la natura, come nelle Storie di san Stanislao, nella cantoria della Basilica inferiore (1330 circa).  Si formò, infatti, all’interno della bottega di Giotto impegnata nelle Storie dell’infanzia di Gesù Cristo nella basilica di San Francesco ad Assisi. Nel 1319 a seguito dell’interruzione di questi lavori seguì Giotto a Firenze.

Nel novembre 1341 partecipò con l’allievo Cecce di Saraceno ad un concorso bandito dal Comune di Assisi per l’esecuzione di due Maestà pubbliche ed ottenne l’incarico perché chiese il compenso più basso tra i partecipanti. La sua attività assisiate è concentrata nella prima metà del XIV secolo.  Non avendo più notizie scritte è probabile che egli sia scomparso nelle Peste nera del 1348.

Puccio Capanna fu influenzato anche dai senesi (lavorò infatti contemporaneamente a Simone Martini), come dimostra la ricchezza cromatica della sua tavolozza, unita ad una salda spazialità. Il pregio artistico di questo studio,  non e’ tanto per la qualità artistica della esecuzione pittorica, ma a conferma dell’immagine raffigurata nel dipinto e precisamente Dante Alighieri, il più grande letterato di tutti i tempi.

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