Arriva la legge anticorruzione con pene più dure e falso in bilancio

 Torna il reato di falso in bilancio, con pene più dure e potenziamento degli strumenti d’indagine. Dopo un confronto a tratti particolarmente accesso, dal Senato arriva il primo sì alla legge anticorruzione, che ora passa all’esame della Camera. Un testo che nasce da una proposta presentata il primo giorno di legislatura dall’allora senatore Pietro Grasso, poi diventato presidente dell’Assemblea di Palazzo Madama: “Un passo avanti significativo”, per Grasso che avverte che resta molto da fare. “Aumentano le pene per i reati di mafia, viene reintrodotto il falso in bilancio, l’Anac avrà più potere, le pene saranno più severe per la corruzione nella Pubblica amministrazione”, riassume il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Alla fine i sì sono 165, i no 74 gli astenuti 13. Favorevoli i partiti della maggioranza, contrari, con motivazioni diametralmente opposte, M5S e Forza Italia, astenuta la Lega. Il sì non era affatto un traguardo scontato. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, lo sa bene: “Sbagliava chi diceva che facevamo finta. Abbiamo rischiato e abbiamo vinto”. Certo, ammette il Guardasigilli, il voto non è stato unanime. Le misure, che ora dovranno passare all’esame della Camera, oggi non hanno assicurato vita facile alla maggioranza che ha tenuto ma per un soffio. Alla fine il ddl è stato approvato con 165 voti favorevoli. Ma il nodo dell’impianto, il falso in bilancio, è passato per soli tre voti di scarto. Sapevamo di correre dei rischi in questo passaggio ma siamo andati avanti lo stesso. “Siamo quelli che hanno affidato a Raffaele Cantone la guida dell’Anac, quelli che con il decreto Madia hanno previsto i commissariamenti per gli appalti pilo­tati come nel caso dell’Expo e del Mose. Lo avevamo promesso a dicembre, lo ripetiamo sempre, chi ruba paga e restituisce fino all’ultimo centesimo. Un ringraziamento sentito ai senatori del Pd e degli altri partiti che hanno approvato questa legge. Adesso il testo arrivi presto alla Camera e venga approvato in via definitiva. Contro il malaffare e la corruzione noi ce la stiamo mettendo tutta. Fare ostruzionismo e dire sempre di no è un inganno che forse funziona il tempo di un click ma che gli elettori sanno sempre riconoscere”, afferma il premier. Il falso in bilancio, dopo la depenalizzazione del 2002, torna quindi ad essere reato e scattano pene più severe sia per le società normali, che però non possono più essere intercettate, sia per quelle quotate. Non solo, stretta sui reati di mafia, condanne più dure per chi corrompe e si fa corrompere nella pubblica amministrazione. Sì anche da Alleanza popolare che subito ha alzato la posta chiedendo una riforma della giustizia. Forza Italia parla invece di provvedimento anticostituzionale, che altera l’equilibrio del sistema sanzionatorio e non tiene conto dell’evoluzione dei fenomeni corruttivi. No, dai grillini. Loro che avevano chiesto, e non ottenuto, il Daspo per politici corrotti e l’introduzione dell’agente provocatore anche per i reati contro la pubblica amministrazione, alla fine, dopo le consultazioni on line, hanno deciso per il no. “Ci siamo astenuti sull’articolo 8 che riguarda la non possibilità di effettuare intercettazioni per le indagini su società non quotate in borsa, tra le quali cooperative “rosse” e “bianche” e fondazioni politiche che fanno girare milioni di euro”, hanno spiegato i senatori grillini Maurizio Buccarella ed Enrico Cappelletti. “Abbiamo votato no all’articolo 9 relativo alla tenuità del fatto, perché l’introduzione di questa fattispecie abbinata all’entrata in vigore domani del decreto legge sulla depenalizzazione dei reati, può annullare l’introduzione del reato di falso in bilancio. Chi prende in giro i cittadini onesti è il Partito Democratico”. E dire che il M5S aveva concordato, in Commissione giustizia, diversi punti del provvedimento”, la risposta del presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda. Tra le tante misure, ne ricordo due: l’allungamento dei tempi della prescrizione e la reintroduzione del falso in bilancio, continua Zanda. Sarebbero sufficienti queste due norme per aprire uno spiraglio di luce nella durissima guerra contro la corruzione e per meritare il voto anche dei senatori del Movimento 5 Stelle. Capisco il metodo di affidarsi ai sondaggi ma il Parlamento è cosa diversa. Le società quotate in borsa rischiano condanne fino a 8 anni per le false comunicazione, il che significa che sono rese possibili eventuali intercettazioni non consentite, invece, per le società normali che rischiano fino a 5 anni. Stretta sui mafiosi, la pena massima arriva a 26 anni, e anche sulla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, ad esempio, visto che si passa da 8 a 10 anni per la condanna massima. Previsto, poi, il patteggiamento dopo la restituzione del maltolto, l’obbligo del pm di informare l’authority ma anche, tra l’altro, pene scontate per i collaboratori e condanne ridotte per fatti di lieve entità.

Cocis

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