Tangenti, arrestato il sindaco leghista di Legnano: voti in cambio di assunzioni

La Lega finisce ancora nel tritacarne delle tangenti. E questa volta a finire sotto le lenti di ingrandimento dei magistrati c’è un nome di peso ed un comune importante della provincia di Milano. Il sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, il vicesindaco in quota Forza Italia Maurizio Cozzi e l’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini sono stati arrestati questa mattina. I tre esponenti politici sono accusati di turbata libertà̀ degli incanti, turbata libertà̀ del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale. In carcere è finito solo Cozzi, mentre a Fratus e Lazzarini sono stati concessi i domiciliari. Il prefetto di Milano Renato Saccone, oltre a sospendere i tre arrestati, ha commissariato Comune. “Il prefetto – si legge in una nota – considerato il caso di necessità ed urgenza, per garantire il normale funzionamento del Comune, ha nominato il vice prefetto dottoressa Cristiana Cirelli commissario per la provvisoria gestione dell’Ente, con le funzioni del sindaco e della giunta”. E questo riapre lo scontro tra Salvini e Di Maio. “Non commento. Ho fiducia nei miei uomini e nella magistratura. Spero che tutte queste indagini che si stanno aprendo si chiudano in fretta per distinguere colpevoli e innocenti”, dice il segretario della Lega che, a quanto sembra, non abbia ancora deciso l’espulsione ‘garantista’ del sindaco. Di diverso avviso Luigi Di Maio. “Credo che ormai sia chiaro ed evidente che c’è un’emergenza corruzione enorme in questo Paese con una tangentopoli bis”, ha affermato il vicepremier. “Una nuova tangentopoli che sta colpendo tutte le forze politiche, tutti i partiti. Noi dobbiamo arginare questo comportamento, anche con un atteggiamento politico diverso”. “Qualcuno ha detto di aver fiducia nei propri uomini, io ho fiducia negli italiani” scrive il capo politico del M5S in un post su Fb. “L’unico modo per avere la fiducia degli italiani è mettere fuori chi ha sbagliato”. Ora, su Legnano, “Lega può dimostrare di essere diversa”, e quindi mettere “fuori quelli che sbagliano e cancellandoli dalla propria forza politica”.

I pm della Procura lombarda avevano chiesto la custodia cautelare in carcere per Fratus ma il gip ha ritenuto per il sindaco la misura degli arresti domiciliari, per la sua “personalità” emersa dalle indagini, ovvero “sottomessa al potere del vicesindaco” Maurizio Cozzi, si legge nell’ordinanza del gip che ha disposto gli arresti. Dalle indagine sembrerebbe emergere che il primo cittadino fosse, come sivono i magistrati,  “mero esecutore delle direttive” impartitegli da Cozzi e Chiara Lazzarini.

Un sistema corruttivo portato avanti con ”spregiudicate manipolazioni di procedure” e con la ”nomina di amici e conoscenti, manovrabili e in futuro riconoscenti”, è in sintesi l’esito delle indagini dell’operazione chiamata ‘Piazza Pulita’ che ha portato all’arresto dei tre. ”Le principali nomine delle società partecipate dal Comune di Legnano e le stesse nomine all’interno dell’amministrazione comunale sono state pilotate dai soggetti sotto indagine”, ha affermato il sostituto procuratore di Busto Arsizio Nadia Calcaterra aggiungendo che “tra gli indagati c’era uno scarsissimo senso della legalità. ‘Allarmante e disarmante – ha detto – che non percepissero nemmeno il senso della gravità di quello che stavano facendo, quasi fosse un modus operandi diffuso e quindi legalizzato”.

A Legnano vigeva un sistema di assunzioni pilotate attraverso  ”selezioni parallele”. Il nucleo di valutazione individuava il soggetto, lo contattava e poi modulava l’avviso di selezione anche dal punto di vista della tempistica, in modo da agevolarne. Dalle indagini è emerso ”il prezzo” pagato dal sindaco di Legnano per l’appoggio elettorale. ”E’ emerso – ha sottolineato Calcaterra – come il sindaco nel 2017 abbia stretto un accordo in sede di ballottaggio con uno dei candidati che aveva perso al primo turno elettorale. In virtù di questo accordo il sindaco avrebbe assicurato, in cambio dell’appoggio elettorale promesso, una nomina, a lui o altra persona all’interno di una società municipalizzata, situazione che effettivamente le indagini hanno permesso fotografare. Alla fine dello scorso anno il prezzo è stato pagato dal sindaco, il quale ha costretto a dimettersi una consigliera di una società municipalizzata e al posto suo ha nominato la figlia del candidato escluso”. Tra le nomine pilotate ve ne sono anche di quelle che ”presentano profili di assoluta incompatibilità con gli incarichi e gli indagati ne sono ben consapevoli. Soggetti che non hanno competenze specifiche in materia di entri locali, competenze non adeguate al ruolo e soggetti che hanno procedimenti penali in corso”, ha spiegato sempre il sostituto procuratore di Busto Arsizio.

Nell’inchiesta, che vede indagati in tutto 11 persone, “emerge con evidenza il pactum sceleris” che il sindaco Fratus avrebbe concordato con Luciano Guidi, candidato come sindaco nella lista Alternativa Popolare e lista Civica, in previsione del ballottaggio per le amministrative del giugno 2017. Guidi di fatto diventa l’ago della bilancia nella competizione che vede prevalere Fratus nella sfida finale del 25 giugno 2017.  “Le risultanze investigative – si legge nell’ordinanza del gip di Busto Arsizio – permettevano di disvelare e comprovare ex post l’accordo correttivo tra Fratus e Guidi in forza del quale il primo, a fronte dell’appoggio della lista capeggiata da Guidi in sede di ballottaggio, si sarebbe impegnato a ricompensarlo, una volta eletto, assegnandogli un incarico in seno ad una società pubblica”. Promessa “che effettivamente veniva mantenuta in quanto il 24 ottobre 2018 la figlia di Guidi, Martina, veniva nominata membro del Cda della società Aemme Linea Ambiente”, azienda a capitale interamente pubblico, con la funzione di gestire i servizi legati all’igiene ambientale, “su determinazione dello stesso Fratus che imponeva le dimissioni dell’incarico il precedente consigliere Miriam Arduin”.

In uno dei casi di turbativa contestati dai pm ai vertici del Comune di Legnano, quello per la nomina di un dirigente comunale, la valutazione del candidato rappresentò “un mero simulacro in quanto mesi prima era stato già individuato” Enrico Barbarese, “in totale violazione” delle leggi con una “manipolazione della procedura selettiva”. E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip di Busto Arsizio che ha disposto gli arresti. Tra l’altro, Barbarese, tra gli indagati, è descritto come “soggetto privo di esperienza in materia di enti locali e gravato da precedenti di polizia”, nominato “nonostante presentasse una situazione di incompatibilità che lo stesso nominato aveva sollevato con gli indagati”, in quanto presidente e ad di una società, la Safond Martini. In una intercettazione, Barbarese spiega a Fratus e Cozzi: “Il vostro regolamento mi impedisce di tenere l’altro incarico” (…) “è un caso di incompatibilità assoluta di stampo veterocomunista, questo l’hanno messo quelli del Pd”. (…). Ma sollevato il problema offre anche la soluzione e dice: “Ma mica abbiamo problemi di andare in galera, non è questo il problema. E’ non dare spazio a robe strumentali, capito? (…) Una letterina e vi sistemo tutto secondo me”.

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