Armstrong: “Doping in ciclismo è come gonfiare ruote”

“Mi sono dopato in tutti i sette Tour vinti, senza il doping sarebbe stato impossibile vincerli. Non ho inventato io la cultura del doping ma non ho nemmeno cercato di fermarla”. Le inverosimili parole di Lance Armstrong in una lunga intervista-confessione rilasciata a Oprah Winfrey, la Signora della tv americana e tra le donne più influenti del pianeta. “Tutta la colpa è mia, ammette Armstrong, doparmi era come gonfiare le ruote o mettere acqua nelle borracce, faceva parte del lavoro, non cerco scuse ma la vedevo così e ho preso le mie decisioni. Non capivo l’enormità della cosa e ciò che conta è che sto cominciando a comprenderlo. Capisco che la gente è arrabbiata, quella che ha creduto e tifato per me ne ha tutto il diritto, trascorrerò il resto della mia vita provando a riguadagnarmi la loro fiducia e scusandomi”. Nonostante tutto Armstrong tiene però a precisare che non ha mai costretto i compagni a fare uso di doping: “Ero il leader della squadra ma non c’è mai stato da parte mia un ordine diretto, non è mai successo. Eravamo tutti adulti e facevamo le nostre scelte, c’erano anche compagni che non si dopavano”. Nonostante l’ammissione di colpa, per il presidente dell’Agenzia mondiale antidoping, John Fahey, la confessione dell’ormai ex ciclista di Austin non ha rivelato “niente di nuovo”. Quest’uomo, ha affermato il numero 1 della Wada,  ha usato le sostanze dopanti allo scopo di migliorare le prestazioni. Ha negato fino ad oggi, ma non c’erano dubbi che è colpevole”. Ed ancora: “Avrebbe dovuto parlare in un tribunale competente, così da costringerlo anche a fare i nomi dei funzionari coinvolti, dell’entourage che ha fornito i prodotti”.

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