Anagrafe, caos certificati online: cosa vuole fare il Governo

Le amministrazioni comunali temono un blocco delle pratiche anagrafiche per lo stop ai servizi online concessi a tabaccherie ed edicole negli ultimi due anni

Stop alle richieste di certificati anagrafici nei tabaccai, edicole e cartolerie, e i servizi online rischiano il blocco. È la preoccupazione dei Comuni che protestano contro il ministero dell’Interno per la decisione caduta dal cielo, con l’effetto spiazzamento subito dagli uffici. La revoca della possibilità di chiedere documenti come quelli di cittadinanza o residenza agli esercenti convenzionati è stata infatti disposta proprio dal Viminale. Di tutta risposta alcune amministrazioni avrebbero sospeso il rilascio di certificati dai portali online, eccetto quelli personali e familiari, in attesa di trovare una soluzione.

Anagrafe, caos certificati online: il rischio sui dati personali

L’impasse ha origine da una circolare inviata dal ministero dell’Interno a fine ottobre che recepisce le indicazioni del Garante per la protezione dei dati personali sulle modalità di accesso alla piattaforma e ai dati dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr).

L’Autorità ha sollevato delle criticità sul ruolo di intermediari di tabaccai, edicole e cartolerie, ricordando un decreto ministeriale del 2021 secondo il quale un cittadino iscritto all’Anpr può richiedere il rilascio di un certificato “per sé stesso o uno dei componenti della propria famiglia anagrafica”.

L’accesso alla piattaforma dell’Anagrafe è subordinato all’inserimento dei dati della propria identità digitale ed è per questo che gli esercenti convenzionati non possono chiedere dei certificati al posto di terze persone, come invece accaduto negli ultimi due anni.

Nella stessa circolare è, inoltre, specificato che l’accesso all’Anpr della popolazione residente è consentita esclusivamente tramite i dispositivi di sicurezza (il certificato identificativo della postazione, smartcard e credenziali di accesso) che il ministero del’Interno ha assegnato ai Sindaci e ai funzionari dei comunali preposti ad entrare nel sistema.

“L’impiego di detti dispositivi da parte di soggetti terzi non autorizzati, non abilitati né censiti dal sistema centrale, non è dunque conforme alle modalità e alle misure di sicurezza” scrivono dal ministero “ed altera il sistema di tracciamento delle operazioni effettuate.”

“Preme sottolineare, infatti, che il soggetto con il quale viene stipulata una convenzione” si legge ancora nella circolare, “accederebbe impropriamente all’anagrafe con i dispositivi del personale comunale – ferme restando le gravi responsabilità derivanti dalla cessione di tali dispositivi a terzi – ed entrerebbe in possesso di tutti i profili autorizzativi di cui quest’ultimo è titolare, disponendo, peraltro, di una operatività che l’ordinamento vigente riconosce esclusivamente agli operatori anagrafici.”

Anagrafe, caos certificati online: le proteste dei Comuni

Di fronte alla richiesta di chiarimenti da parte delle amministrazioni rispetto a questo passo indietro su una pratica che ha semplificato le procedure burocratiche a milioni di cittadini, il Viminale ha confermato il rischio per i dati personali e ha programmato un incontro con le associazioni di categoria per trovare una soluzione.

Il blocco non riguarda le convenzioni stipulate dai comuni con gli ordini Forensi e i Notai, ma i Comuni temono che gli sportelli comunali tornino a essere impallati dalle richieste, col rischio di un rallentamento delle tempistiche. L’assessora ai Servizi civici del comune di Milano, Gaia Romani, stima che a Milano gli uffici dovranno rispondere alle richieste di 500 persone in più al giorno rispetto a ora.

Da quando è stato reso disponibile il servizio, i certificati processati tramite tabacchi, edicole o cartolerie, sono stati nell’ordine di decine di migliaia ogni giorno: soltanto nel capoluogo lombardo dal 2022 (fino al 28 dicembre) sono stati rilasciati oltre 43mila certificati in edicola (all’incirca lo stesso numero di richieste fatte tramite app) e più di 5mila da cartolerie e tabaccherie; i certificati richiesti dagli ordini degli avvocati di Milano e fuori sono stati invece oltre 533 mila (qui avevamo parlato dell’ipotesi di eliminazione dello Spid da parte del Governo Meloni e dello Spid per i minorenni).

O ancora, mentre a Bergamo, tra i primi comuni in Italia ad adottare questo servizio, sono stati scaricati 87.823 certificati, il comune di Rimini ne ha rilasciato 50mila tramite il suo sito internet, e Modena quasi 10mila (qui avevamo scritto in occasione del lancio del servizio dell’Anagrafe i certificati che è possibile scaricare online).

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