C’è il vino rosso venduto a Predappio con Mussolini stampato sull’etichetta e c’è l’amaro partigiano, un’invenzione di marketing resistenziale partorito dalla fantasia creativa del Museo audiovisivo della Resistenza e prodotto nella fabbrica recuperata Rimaflow: 10mila bottiglie vendute in un anno.
Gli acquirenti? Basta portare le bottiglie ai vari Festival della Resistenza e gli incassi lievitano. Un perfetto binomio: ‘Nostalgia e affari’.
Il vino ‘nero’ ha un mercato più consolidato: il giro d’affari di questo prodotto, unito agli altri gadget legati al Ventennio fascista, è stato stimato attorno ai 350mila euro annui.
Il business del Duce è sicuramente più consolidato e attrezzato anche grazie al fatto che esiste una meta di pellegrinaggio sicura, cioè Predappio, città natale di Mussolini, dove affluiscono 150mila visitatori all’anno. Da anni il Duce è un brand vincente sul mercato mentre il marchio della Resistenza è recente, e quindi, ancora di nicchia.