Allo Spazio Diamante di Roma, in scena fino al 25 febbraio, ore 18, ‘Prestazioni strordinarie’ con regia di Massimiliano Vado

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Roberto Staglianò le sue considerazioni su ‘Prestazioni straordinarie’ in scena presso lo Spazio Diamnte di Roma fino a stasera, domemica 25 febbraio. 

 

 

Se Maccio Capotonda, trasformandosi da attore e regista in giornalista, dovesse fare un titolo per ‘Prestazioni Straordinarie’, al debutto del 24 febbraio, presso lo Spazio Diamante di Roma, probabilmente userebbe un’espressione di sintesi perfetta: ‘Presabbene’. E così è stato con la soddisfazione reciproca sia di chi ha lavorato alla sua realizzazione e messa in scena, sia degli spettatori che, lasciandosi andare, dimenticandosi delle loro preoccupazioni e soprattutto di quanto possano essere scomode e spartane le panche di legno su cui erano seduti, hanno letteralmente goduto. Non una, ma tante volte. Una sorta di orgasmo di applausi multipli, insomma, che hanno interrotto e sottolineato i tanti momenti dello spettacolo. Uno spettacolo vietato (ma non troppo) ai minori che fa ridere (tanto), spiare le disavventure, i vizi, le virtù e gli episodi di una coppia ‘Sandra & Raimondo 2.0’, rispecchiarsi trovando nessi e somiglianze, mettersi in discussione (senza esagerare), ma soprattutto lasciarsi andare e idealmente stendersi su quei tre divani e due poltrone usate come scenografia. Quest’ultima si, un’autentica e sadica crudeltà, ripensando alle panche di legno.

Lei è Amaranta Duse (Cristiana Vaccaro), attrice con studi in Accademia, esperienze di lavori importanti da Ronconi a Karpov, ma senza più parti di successo. Lui è Marco Patta (Fabrizio Sabatucci), un attore porno che ha deciso di smettere ma che è ancora famoso come ‘il genio della lampo’. Vengono sorpresi e denunciati per atti osceni in luogo pubblico, nella loro panda bianca davanti ad un convento di suore. Da quel momento in poi, qualcosa succederà nella loro vita. E qualcosa succederà anche in scena. Una serie di sketches veloci e ritmati, realizzano una commedia pura e brillante. La Vaccaro e Sabatucci usciranno dai loro ruoli di marito e moglie per vestire i panni di psicoterapeuti, aspiranti attrici ai provini, agenti e registi in una wonder wheel di immagini, colori, accenti, tic e nevrosi. E si finisce così con il parlare non solo di ciò che succede e gira intorno alla dimensione di due attori così diversi tra loro, ma anche intorno alla vita e alle dinamiche di una coppia come tante, tra compromessi e disfunzioni.

La Vaccaro è un’attrice che ha una ricca carriera, avendo percorso e attraversato il mondo del teatro, del cinema e della televisione. Nel ruolo di Amaranta Duse è vivace, dinamica e trascinante. La sua energia, la sua esperienza e la sua interpretazione sono al servizio in un gioco di squadra combinato con Fabrizio Sabatucci. Il suo Marco Patta gioca in difesa tra l’essere sornione e indolente del resto, come gli ricorda Amaranta in scena, non è lui che recita ma il suo grande attributo. Il suo ruolo, però, non è mai subalterno perché è dialogante con la moglie. A volte sbaglia con le sue richieste di attenzioni, con il non detto, sa reggerle sempre il gioco da fuoriclasse.

L’autrice dei testi è Michela Andreozzi che ha scritto i dialoghi di una pièce allegra, ironica e smart. Ben venga tutto ciò perché difficile è tenere alta l’asticella del buonumore: con una successione di gag a tempo e in sincronia per gli attori, il divertimento del pubblico è stato soddisfatto. Merito della Andreozzi per aver sapientemente incastrato una serie di situazioni in un lavoro di drammaturgia in modo asciutto e perfetto. Senza la banalità del ‘facce ride’ gli spettatori in sala hanno riso e pure tanto. In qualche occasione, la narrazione ha sfiorato miracolosamente il pericolo di un surplus di citazioni con nomi, cose, luoghi e simboli.

Ce ne saremmo anche fatti una ragione, invece, se fossero state meno stereotipate le caricature (già abbondantemente inflazionate da cinema e televisione) della psicoterapeuta un po’ ‘simpa’ e un po’ svampita o il commesso gay, con i tacchi, in un negozio di scarpe. Proprio perché la commedia è generosa e piacevole viene spontaneo rivolgere una misurata riflessione critica, affinché sia possibile quel tanto atteso sdoganamento dei cliché. Massimiliano Vado ha curato con uno slancio di attenzioni la regia, ma ancora prima ha accolto il pubblico al botteghino e in sala con disponibilità, dialogando, scambiando saluti, talvolta posando per un selfie. Una volta raggiunta la cabina mixer di regia, ogni dettaglio è passato sotto il suo controllo in modo preciso e, durante lo spettacolo, si è ritagliato qualche inserto sporadico di voce fuori campo.

‘Prestazioni straordinarie’ è un lavoro di coppia realizzato molto bene da una coppia che sa unire la passione, il talento e l’arte con la ricerca multitasking, le contaminazioni e la messa in opera e la condivisione con il pubblico di progetti e idee ben realizzati. Gli ultimi dei quali sono stati Incendies, Maledetto Peter Pan e Ladyvette. Il loro impegno è anche una testimonianza autentica, come respirare, come combattere per un diritto, per uno spazio sociale. Molto diversamente da Amaranta e Marco i quali o fingono di essere qualcun altro, Michela Andreozzi e Massimiliano Vado sono esattamente come deve essere il teatro, concentrato sul qui ed ora, proprio perché non si può portare nulla in scena se non è stato prima vissuto ed elaborato.

Roberto Staglianò

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