Allarme diesel: lo spettro del razionamento

La Russia è uno dei Paesi che esporta la maggiore quantità di gasolio in Europa. Oggi, a causa del conflitto tra lo Stato guidato da Putin e l’Ucraina, iniziato lo scorso 24 febbraio, e delle sanzioni contro Mosca, purtroppo le scorte non sono sufficienti e la situazione inizia ad essere allarmante per tutti i Paesi acquirenti.

In Europa manca il gasolio

La Russia, come sappiamo, si ritrova a dover pagare le sanzioni imposte a causa dell’attacco all’Ucraina e del conseguente conflitto, ancora in corso. Per questo motivo oggi in Europa il gasolio scarseggia, e la situazione inizia ad essere parecchio preoccupante. I principali commercianti e produttori si sono riuniti al FT Commodities Global Summit di Losanna, in Svizzera, per parlare di quello che sta accadendo. Hanno definito la situazione come una carenza “sistemica” che potrebbe portare al razionamento del carburante utile per i motori diesel, secondo manager ed esperti del settore.

Dal greggio delle forniture si ricava il gasolio che serve come carburante per le auto, grazie al metodo di distillazione frazionata. Oggi c’è un enorme buco da colmare, l’Europa infatti, come ha dichiarato il trader svizzero di petrolio Russell Hardy, importa “circa la metà del suo gasolio dalla Russia e il resto dal Medio Oriente”. Le scorte scarseggiano.

La Commissione Europea intanto non ha posto alcun embargo ai combustibili russi, ma ovviamente l’importazione di petrolio e derivati da Mosca è calata. Shell, Bp, Eni, Repsol, Total Energies, e Galp (per citarne solo alcune) sono raffinerie europee che generalmente acquistano petrolio e gasolio sottovuoto dalla Russia, e che oggi hanno sospeso ogni importazione. È per questo che le scorte stagionali sono drasticamente diminuite in tutta Europa: uno scenario che fa paura, non accadeva da 15 anni. I raffinatori di petrolio europei dovranno tagliare la produzione di gasolio.

Come si muove il Vecchio Continente

Le compagnie europee, per riuscire a mantenere livelli di approvvigionamento di petrolio adeguati, stanno cercando valide alternative ai prodotti provenienti dalla Russia. Le sanzioni economiche nei confronti di Mosca hanno portato a conseguenze singolari, basta pensare a che cosa sta succedendo nel nostro Paese: prima del conflitto l’Italia importava ogni giorno 2,5 milioni di barili di greggio dalla Russia.

La crisi energetica europea è grave, e il maggior consumo di gasolio rispetto alla benzina, secondo gli esperti, ha peggiorato la situazione. Stiamo vivendo ormai da settimane con l’incubo dei prezzi del carburante alla pompa, motivo per il quale il Governo ha provveduto all’emanazione di un decreto che, tra le altre misure, taglia anche le accise  – per tornare a costi accettabili da sostenere per le famiglie italiane.

Il problema è che la situazione attuale di grave carenza di carburante rischia di far impennare nuovamente i prezzi, e non solo. Potrebbe anche portare alcune raffinerie a prediligere esclusivamente la produzione di gasolio, tenendo meno conto però degli altri prodotti derivati dal petrolio, che servono comunque, ma sono – per il momento – meno remunerativi. A partire dal mese prossimo, secondo gli esperti, alcuni dei principali Paesi che esportano petrolio potrebbero iniziare a razionarne le vendite, e i Paesi acquirenti potrebbero davvero trovarsi nella più triste corsa all’ultimo barile, uno scenario insolito e tragico.

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