‘La regia di ‘Turandot’ realizza finalmente il mio sogno nel cassetto che è quello di fare il regista d’opera. Ciò che mi entusiasma non è tanto fare questo mestiere per sempre, ma poterlo fare anche una volta. E quando realizzi il tuo sogno a 53 anni, allora guardi la vita in un altro modo’, dice Alfonso Signorini che non nasconde il suo entusiasmo nel raccontare all’Adnkronos la sua nuova avventura professionale: curare la regia di un capolavoro come ‘Turandot’ di Giacomo Puccini che il 14 luglio prossimo inaugurerà il 63esimo Festival Pucciniano di Torre del Lago, con un nuovo allestimento che vedrà sul podio Alberto Veronesi, presidente della Fondazione Festival Pucciniano, e un cast di specialisti tra i quali Martina Serafin (Turandot), Carmen Giannattasio (Liù), Stefano La Colla (Calaf) e Roberto Scandiuzzi (Timur).
La mia ‘Turandot’ sarà una fiaba, come voleva Puccini, e io sottolineerò che dentro a questa cornice fiabesca, spiega Signorini, si consumano inquietudini e drammi a tinte livide, attualissimi e senza tempo, simili a quelli dei film di Kubrick. La protagonista è chiusa in un complesso di mancata crescita legato allo stupro subito dalla sua ava. Lei non solo odia gli uomini ma si circonda di personaggi estremi, come Ping Pong e Pang che sono di una misoginia imbarazzante. Inquietudini e drammi attualissimi, quindi, che io cercherò di rendere attraverso colori, luci, movimenti di massa di un popolo che ondeggia tra sete di sangue e sentimenti di pietà.