Alberto Trentini, impegnato in una missione umanitaria, arrestato in Venezuela e scomparso da 2 mesi, la famiglia chiede intervento del Governo

Il 15 novembre 2024 Alberto Trentini è stato arrestato in Venezuela, al confine con la Colombia, durante una missione con l’ong Humanity and Inclusion, il cui obiettivo è portare aiuti umanitari alle persone con disabilità.

Oltre a lui è stato fermato anche l’autista della ong che lo stava accompagnando da Caracas a Guasdualito.

Come confermato dai familiari, Trentini soffre di problemi di salute e non avrebbe con sé le medicine necessarie: dal 15 novembre nessuno, nemmeno l’ambasciatore italiano, è riuscito a contattarlo o a ricevere notizie sulla sua condizione.

L’ong ha spiegato che il 45enne è stato arrestato nello stato meridionale di Apure e ha diffuso questo comunicato: “Da quando abbiamo ricevuto la notizia dell’arresto del nostro operatore umanitario e del conducente che lo accompagnava, ci siamo mobilitati per ottenere la loro liberazione, ma per non interferire nei procedimenti in corso non abbiamo ulteriori commenti da fare in questo momento”.

L’ong è uscita allo scoperto dopo settimane rispettando infatti la richiesta del silenzio stampa avanzata dalla famiglia, un po’ come accaduto nel caso di Cecilia Sala.
La petizione online per chiedere il rilascio

Sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini.

A promuoverla è stata una sua amica, Maria Giulia Palazzo:
“A quasi due mesi dal fermo non è stato ancora possibile verificare le sue condizioni di detenzione e di salute fisica e mentale. Chiediamo alle istituzioni italiane, europee e alle Nazioni Unite il massimo impegno e di agire con urgenza per ottenere il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali; assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica; permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare. Alberto si trovava in Venezuela per svolgere il suo lavoro come operatore umanitario sul campo, una missione che negli ultimi vent’anni lo ha visto impegnato con professionalità e dedizione. Ribadiamo con forza il principio fondamentale della protezione degli operatori umanitari ovunque nel mondo”.
Farnesina e diplomazia al lavoro dopo l’arresto in Venezuela di Alberto Trentini, il cooperante italiano, originario di Venezia, di cui non si hanno notizie da due mesi. È stata la famiglia, appellandosi al governo per la liberazione del nostro connazionale, a ricostruire la dinamica del fermo da parte delle autorità del regime di Maduro. “Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024. Il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas”, scrivono i familiari ai quali risulta che sia “prigioniero” in una struttura di detenzione. Senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione.
Come per Cecilia Sala, arrestata in Iran, il governo italiano è impegnato al massimo nel denunciare il fermo alle autorità di Caracas, che ieri hanno imposto restrizioni sugli staff diplomatici di Italia, Francia e Olanda, giudicati ostili a Maduro, a pochi giorni dall’insediamento del terzo mandato presidenziale. Il Venezuela ha espulso di fatto tre diplomatici italiani dalla capitale. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intenzionato a farsi sentire con forza. “Ho fatto convocare l’incaricato d’affari del Venezuela – scrive su X – per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini. E per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas. L’Italia continuerà a chiedere al Venezuela di rispettare leggi internazionali e volontà democratica del suo popolo”.

La famiglia: chiediamo la sua liberazione
“Siamo molto provati. Non sento mio figlio da due mesi, da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio di quel Paese, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l’interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze”. Così la madre di Alberto Trentini, Armanda. In una nota l’avvocata Alessandra Ballerini è tornata a invocare l’attenzione di tutte le istituzioni dei due Paesi sulla drammatica situazione di Alberto Trentini. “Chiediamo la sua liberazione affinché possa tornare a casa e all’affetto dei suoi familiari e amici. Alberto è un cooperante e proprio questa sua missione umanitaria in Venezuela deve costituire ‘un ponte di dialogo’ che consenta di raggiungere il risultato del suo pronto rientro in Italia. Lo chiediamo con forza e speranza. La tradizione di familiarità tra italiani, una delle più importanti comunità nel paese sudamericano, e venezuelani impone questo segnale di pacificazione”. Nessuna notizia ufficiale ci è mai stata comunicata da nessuna autorità. Di fatto – continua la legale della famiglia Trentini – da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità”.

Chi è Alberto Trentini, il cooperante internazionale
Alberto Trentini è un cooperante italiano della Ong Humanity & Inclusion. Fondata nel 1982, la Ong lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”. Laurea in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari, prima di collaborare con Humanity & Inclusion Trentini, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo. Su Linkedin si definisce un “professionista con oltre dieci anni di esperienza nei settori dello sviluppo e umanitario con Ong internazionali in Sud America, Etiopia, Nepal, Grecia e Libano”.

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