Al Trianon Viviani di Napoli, in scena fino al 1 marzo, ‘L’Oro di Napoli’, con la regia di Nello Mascia

L’Oro di Napoli’arriva  al Trianon Viviani di Napoli per restarci fino al 1 marzo. Parlare dell’Oro di Napoli è parlare di Giuseppe Marotta e della sua raccolta di racconti,  divenuta popolare con il film omonimo di Vittorio De Sica del 1954.

Giuseppe Marotta  nacque a Napoli restando a nove anni orfano di padre. Vive in condizioni di miseria abitando in un basso ma riesce a completare gli studi e comporre le prime novelle.  Si trasferisce poi  a Milano per intraprendere la carriera di giornalista. Dormiva, a quel tempo, sulle panchine di un parco, prima di entrare alla Rizzoli e alla Mondadori. Aldo Borrelli gli spalanca le porte del Corriere della Sera mentre, in contemporanea, compone sceneggiature cinematografiche e teatrali.

Marotta incentra la sua opera su Napoli, sempre  amata,  e mai abbandonata completamente. Con la Bompiani pubblica la raccolta di storie brevi “L’oro di Napoli” che riscuote un importante successo con Vittorio De Sica che   ne trarrà un film nel 1954.  Ora è  una commedia con musica in due atti, riscritta per il palcoscenico da Manlio Santanelli con la regia di Nello Mascia.

Santanelli ha ripreso liberamente alcune storie del libro di Marotta del 1947, in precedenza pubblicate sul Corriere della Sera, con i continui inserti musicali, suonati e cantati, che fanno dello spettacolo una sorta di musical.

Nel trasferire l’opera di Giuseppe Marotta dalla pagina alla scena mi sono trovato di fronte due problemi – spiega l’autore–: rendere unitaria l’azione, che nel libro è segmentata in più racconti, e a un tempo prendere le dovute distanze dal film che ormai appartiene all’immaginario collettivo, senza deludere il pubblico che ha il diritto di trovarsi di fronte a quel Marotta che ha conosciuto attraverso il noto film.

Ne è sortito uno spettacolo corale – prosegue Santanelli – in quanto la contestualità degli episodî vede spesso tutti i protagonisti in scena; e, come del resto accade a Napoli, le vicende individuali vengono vissute dall’intera collettività come proprie: non c’è disavventura personale che non diventi all’istante di tutti.

Questo spettacolo teatrale offre uno squarcio della Napoli del dopoguerra, attraverso dei personaggi tipici del luogo, con i loro vizi e le loro virtù come il “guappo”, una famiglia di ceto-medio basso, “Pizze a credito”, protagonista è una coppia di pizzaioli, i “giocatori”, protagonista è un marchese che cerca di riscattarsi dalla ricca moglie anziana giocando a carte con un ragazzino nullatenente, e il “professore”, un anziano signore che dispensa saggi consigli alle persone del quartiereDal film lo spettatore ritroverà solo quattro dei sei episodi. La storia si sviluppa con il racconto delle varie “vite” dei personaggi che abitano nel palazzo-microcosmo, a partire da Saverio (Giovanni Mauriello), il pazzariello del quartiere, vessato dal boss del quartiere Don Carmine (Ciro Capano) del quale riuscirà a liberarsi in un moto di orgoglio e di dignità, Donna Rosaria (Rosaria de Cicco) sempre dedita al culto della “Mamma Schiavone” come viene chiamata dal popolo napoletano la Madonna di Montevergine, sempre in contrasto con Concetta (Cloris Brosca), devota alla Madonna di Pompei, vedova con tre figli, che rifiuta tutti gli spasimanti per poter fare la mamma, Don Leopoldo Criscuolo (Giancarlo Cosentino), vedovo inconsolabile, ma che si fa “tentare” dal profumo e dal sapore di una pizza preparata dalla procace e conturbante Sofia (Rossella Amato) e dal marito Rosario (Gianni Ferreri) gelosissimo di lei, ma che subisce anche l’onta del tradimento con il marchesino (Matteo Mauriello) pur di non perderla, il Conte Prospero (Roberto Azzurro) rovinato dal gioco che perde addirittura con un bambino di 8 anni, fino a Don Ersilio, interpretato da un bravissimo Nello Mascia, il venditore di “saggezza”, che dietro la modica somma di 100 lire, dispensa consigli e suggerimenti per risolvere le crisi e i piccoli/grandi problemi che affliggono gli abitanti del quartiere stessoPer il regista Nello Mascia ‘c’è tanto oro in questo spettacolo: non solo quello dei racconti di Marotta, che descrivono con assoluta precisione l’autentico spirito dei napoletani e il loro legame indissolubile con la loro città, ma anche quello del lavoro di Manlio Santanelli, che ha voluto assecondare l’amore e l’ammirazione sia per l’opera scritta da Giuseppe Marotta, sia per le immagini scolpite nella memoria collettiva di quel film indimenticabile; assicurando pure la sua presenza costante in tutte le prove, montando e smontando il suo adattamento secondo le esigenze che via via si presentavano, con umiltà e infantile passione’.

Il risultato è un pugno di coriandoli multicolori e scintillanti gettati in aria. Coriandoli che, sospesi, si diradano. E poi, una volta in aria, ognuno di essi compie la propria autonoma evoluzione. A seconda del vento che prende. O a seconda della consistenza che ha. Suggestioni eterne e attuali che si sovrappongono. E che volano in aria a chi ha voglia di coglierne i significati. Le statue di palazzo Reale spazzate via da un netturbino in poncho e copricapo uruguagio. Gli Attori-Re scacciati via dal teatro da una realtà contemporanea sempre più ostile. Personaggi che si raccontano. Evocando qua e là una emblematica partita a scopa. L’interminabile partita che Napoli è costretta a giocare per l’eternità.

Del film lo spettatore troverà, come detto,  quattro dei sei episodî: “Il guappo”, “Pizze a credito”, “I giocatori” e “Il professore”, la storia di don Ersilio Miccio, interpretato dallo stesso regista Nello Mascia, che «vende saggezza» e consiglia lo sberleffo del pernacchio per punire il nobile spocchioso del quartiere.

In scena, con Nello Mascia, Rossella Amato (donna Sofia la Pizzaiola), Roberto Azzurro (il Marchese), Cloris Brosca (Concetta e la Marchesa di Mola), Ciro Capano (don Carmine il Guappo) Giancarlo Cosentino (Criscuolo il Vedovo), Rosaria De Cicco (Rosaria), Gianni Ferreri (don Vito il pizzaiolo, marito di donna Sofia), Roberto Mascia (Postino e secondo Signore), Massimo Masiello (Cameriere, Marchesino, Cantante e Capo dei fujenti), Giovanni Mauriello (don Saverio il Pazzariello), Matteo Mauriello (Prete, Cliente agitato e primo Signore), il musicista Ciccio Merolla, che ha anche curato la colonna sonora dello spettacolo, e Rosario Minervini (Cafiero)Con Merolla eseguono le musiche dello spettacolo Mariano Bellopede e Davide Afzal.

La produzione è di Nonsoloeventi – teatro Palapartenope con Attori indipendenti. I costumi di Annalisa Ciaramella. Nicola Miletti è l’aiuto regia.

L’Oro di Napoli sarà replicato tutti i giorni, fino a domenica 1° marzo. Le rappresentazioni sono tutte alle 21, tranne quelle domenicali, programmate alle 18.

Rosaria Palladino

 

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