Nell’ambito della rassegna ‘Spazio del Racconto’ in scena al Brancaccino di Roma ‘Liberaci dal male’ , di Giampaolo G. Rugo, regia di, Massimiliano Farau, con Davide Tassi e Roberta Mattei dal
Lella e Luca hanno sequestrato un bambino di pochi mesi: il figlio dell’ingegnere, il padrone della fabbrica che dà lavoro a tutta la città.
Lella è una donna insicura e timida che lavora in un centro estetico. Riceve in continuazione telefonate di persone che vogliono usufruire di un misterioso ‘trattamento speciale’.
Luca è un uomo brutale e violento conosciuto da tutti come ‘il fattore’.
È l’uomo di fiducia dell’ingegnere; il tuttofare che lo aiuta nei suoi mille affari più o meno leciti ma che in realtà cova nei confronti del padrone un sordo rancore.
Con i soldi del rapimento i due vorrebbero scappare in Brasile, al caldo, per rifarsi una vita.
Nella casa dove sono nascosti, si è rotta la caldaia e fuori l’inverno gelido avanza.
La televisione diffonde la notizia che il piccolo ha bisogno un antiepilettico, ma potrebbe essere una trappola per incastrarli, intanto per placare il pianto disperato e continuo del bambino i due cominciano a somministrargli dosi sempre più alte di sonnifero. Un giorno però il bambino non riesce a svegliarsi…
Note dell’autore:
Il fatto che le ultime parole della preghiera per eccellenza, il padre nostro, siano ‘liberaci dal male’. Come se per farlo fosse necessario chiedere aiuto a una qualche entità superiore stante l`impossibilità di liberarsene da soli. Ho allora analizzato quello che viene percepito come uno dei più orrendi dei delitti: il rapimento di un bambino. Sono nati così i personaggi di Lella e Luca: i rapitori. Il male. Come spesso mi succede andando avanti nella scrittura ho scoperto che le paure di Lella e Luca sono le mie paure; le loro frustrazioni le mie frustrazioni; la loro rabbia la mia rabbia; chissà che non siano anche quelle del pubblico e chissà se riconoscere e dare un nome a questo ‘male’ possa essere il primo passo per liberarsene magari senza dover chiedere aiuto a un essere superiore.