Al Teatro Brancaccino di Roma, fino a stasera, 28 gennaio, in scena ‘Prego, la gallina la guerra e io’, di e con Giovanna Mori

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Roberto Staglianò le sue considerazioni su ‘Prego, Dialogo con una gallina in tempo di guerra’, che ha debuttato al Teatro  Brancaccino di Roma.

Al suo debutto al Brancaccino di Roma, il 26 gennaio, c’erano diversi volti noti del cinema e della televisione. Un’atmosfera cordiale all’ingresso, poco prima di fare sala, con pizzette e prosecco di benvenuto, l’accoglienza riservata agli spettatori è stata deliziosa proprio come si fa con gli ospiti invitati nella casa del Teatro. ‘Prego, Dialogo con una gallina in tempo di guerra’ è uno spettacolo scritto e interpretato da Giovanna Mori, ma è anche il primo progetto teatrale che è stato prodotto da Nancy Brilli con Mielemovie    In pratica è un doppio debutto questo e la Brilli introducendo la Mori, afferma sul palcoscenico che intende promuovere nuovi talenti e perché molti giovani attori faticano a fare del loro talento una professione vera tra lavori in nero, compensi più bassi del minimo sindacale e una media di quattordici giornate lavorative all’anno. La sfida è quella di puntare tutto sul talento e per iniziare la missione da imprenditrice, investe su Giovanna Mori. Nata in Austria  in una famiglia di musicisti, cresciuta tra Milano Rimini e Roma a 17 anni si trasferisce a Parigi dove studi all’Ecole Nationale du Cirque A. Fratellini, con Etienne Decroux e all’Ecole Jaques Lecoq. Ha lavorato in diverse compagnie in Francia e Germania prima di trasferirsi in Italia.

Prego è la storia dell’incontro tra una donna e una gallina l’autrice e interprete ha tratto spunto da un articolo che raccontava la storia di una bambina kamikaze per elaborare una riflessione seria ma anche divertente sui giorni nostri La donna abita in una casa, all’interno di un condominio, dove ognuno vive a modo suo una sorta di alienante realtà. La gallina che, contrariamente all’immaginario collettivo, non è un animale stupido, è scappata da un camion che l’avrebbe portata in una fabbrica che produce hamburger di polli. La donna e la gallina iniziano così un dialogo quasi surreale, verosimile e veritiero in quanto comprendono i rispettivi linguaggi, condividono ricordi e considerazioni. Man mano che la storia procede, le due si scoprono sempre più simili tra di loro.

E così attingendo dalla vita quotidiana e reale tra strade e palazzi, persone e personaggi Giovanna Mori costruisce un copione di paranoie e solitudini reali tra vicini di casa, pazzi, topi, nani di terracotta, barboni, il leone Johnny, badanti e camionisti. Il suo monologo che descrive le abitudini ossessive, i rituali maniacali di una donna borghese unisce l’ironia con la sensibilità, che quando decide di uscire, scopre la vita e i conflitti al di fuori della propria porta blindata. La donna e la gallina escono fuori, nel mondo esterno, e parlando incontrano la vita, la morte, i miracoli saranno travolte quando la tempesta sopraggiungerà fino a travolgerle, ironia della sorte si ripareranno in una rosticceria di polli allo spiedo.

E quando la donna chiede alla gallina: ‘tu che di sicuro sai chi è nato prima tra l’uovo e la gallina e che quindi conosci il mistero, dimmelo per favore, ne ho bisogno’. E la gallina le risponde: ‘zitta e ascolta’. La gallina rappresenta un simbolo di perfezione perché fa l’uovo, che è un cerchio perfetto. Il mondo è in guerra e la guerra che ci circonda è l’opposto della perfezione, ma sarà solo la memoria di un ricordo perduto a permettere a quella donna di ritornare simbolicamente a casa e riconciliarsi. Forse.

Roberto Staglianò

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