Al Museo Crocetti di Roma, il 13 maggio’ la performer Barbara Lalle interpreta ‘Aprir-si’ con Simona Di Clemente e Fabrizio Sagoni

Il 13 maggio, all’interno del ‘Museo Crocetti’,  alle ore 17.30,    si terrà una esibizione  della performer Barbara Lalle: ‘Aprir-si’,  con la partecipazione di  Simona Di Clemente, face and body art painter, accompagnata dal  suono della chitarra di Fabrizio Sagoni. ‘Aprir-si’ è incentrata sull’improvvisazione e sul coinvolgimento del pubblico da parte degli attori.

  Foto di Marco Marassi
Una ‘performance – prestazione’, in questo caso artistica, indica una forma di comunicazione  basata sull’improvvisazione e sul coinvolgimento del pubblico, ma anche una messa in scena, uno spettacolo e una recitazione. Performance viene tradotto spesso con esecuzione, anche se  ‘esecuzione’  non riesce a coprire tutte le complesse  accezioni del termine, o per meglio dire, la totalità del significato del termine.
‘Aprir-si’ si realizza all’interno della mostra  bipersonale della pittrice  Cristina Lefter e dello scultore Paolo Paleotti, in arte ‘Giampaleotti’, inaugurata il 6 maggio scorso presso il ‘Museo Crocetti’ , dando all’arte  la capacità di aprire nuovi spazi di dialogo e far sì che l’arte contemporanea sia sempre meno un discorso accessibile a  pochi. C’è in ‘Aprir-si’ la voglia imperante di partecipazione e comunicazione.
  Foto di Marco Marassi

L’arte contemporanea  non si pone solamente come un linguaggio utile a comunicare esperienze, ma si impone come una forma capace di interagire con gli altri, con gli osservatori, e con gli spettatori. Ovviamente, parliamo in questo caso specifico di linguaggio del corpo,  che può anche trasmettere pathos,  colpendo  l’animo degli spettatori attuando un coinvolgimento emotivo  e  diventando  fortemente simbolico.

La poetica di una performance è  una drammatica lotta  per liberare il corpo dell’uomo e metterlo in relazione,  attraverso la sua rivelazione,  nello spazio circostante,  con la sua dimensione spirituale.

Il processo di reinterpretazione del corpo,  attraverso la creatività dell’artista,  è contrapposto alle mutate necessità celebrative del potere. Nella rappresentazione dell’allegoria, cioè della figura  di un sentimento, l’individualità della persona retrocede a favore della sua espressione che diventa immediatamente percepibile.  Il corpo, nella sua fisicità, riemerge impetuoso e si impone  nella scena dell’arte.

Il corpo dell’uomo,  e della donna,  sono mezzi per entrare in contatto con i presenti, per recuperare quello spirito primitivo che  consente di vivere come esseri nuovi, lontani dalle tentazioni di una società opprimente, falsa nei rapporti con le persone e addirittura nel rapporto con se stessi.

In arte è la deformazione ad esprimere il reale rapporto del corpo con la propria mente e con il proprio intorno. Il corpo continua ad essere rappresentato, ma ad esso non si impongono più, nell’arte contemporanea, quei canoni estetici che ne avevano a lungo dettato i criteri di rappresentazione.

Gli artisti dell’Espressionismo, ad esempio,   ci hanno insegnato  che il corpo può anche essere diretta espressione del dolore e dei tormenti esistenziali. Ma l’espressionismo non è la sola comunicazione del disagio, perchè esistono anche sentimenti di gioia che vogliono trovare nel corpo di un, o di una, performer il modo migliore di esprimersi.

Gli anni ’70 sono gli anni della performance e dell’happening, esibizioni in chiave di evento che precedono una nuova forma d’arte che assumerà il nome di ‘Body art’.

Il performer, oggi,  assume il ruolo di regista, prendendo le distanze dall’esecuzione ma appoggiandosi  al  supporto verticale imprimendovi la sua impronta corporea.  Non vi è alcun intervento diretto dell’artista in senso tradizionale, ma è l’idea che prevale sulla costruzione della performance,   che appare auto-costituita e in cui la presenza dell’elemento corporeo diventa l’elemento dominante.

Alla performance è connessa spesso una ambientazione caotica e straniante, con il corpo che è  compresa nell’opera come materiale integrante. Il corpo è usato per allestire eventi estemporanei con movimenti corporei accompagnati da musica, elementi scenografici, danze, sequenze di azioni e gesti. La performance rende il corpo protagonista assoluto considerandolo soggetto e oggetto dell’espressione artistica ed esibendolo come opera. Vi è la volontà di provocare, di scuotere le convinzioni in fatto di arte. All’uso del corpo come linguaggio, ricorrono sempre più artisti contemporanei di differenti tecniche e tematiche. Il performer non sceneggia la storia di un personaggio, ma è egli stesso storia e personaggio. Si volge così verso la ricerca di un’umanità non schiacciata dal funzionalismo della società, che sfugge al concetto di profitto: ‘L’importante non è sapere, ma sapere che si sa. È uno stato in cui la cultura non serve più a niente’.

   Foto di Sergio Sechi

Sbloccate le forze produttive dell’inconscio, si scatenano in  conflitti tra desiderio e difesa, tra licenza e divieto, tra contenuto latente e contenuto manifesto, tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, tra voyerismo ed esibizionismo,  tra fantasie distruttive e catartiche.

Barbara Lalle in ‘Aprir-si’  interpreta con voce e corpo, i frammenti di un mondo letterario che sono stati linfa per lettori e artisti. Un inno aulico e mitologico, ma anche scanzonato, di quelle meraviglie, così stupefacenti nella loro delicatezza che quotidianamente la natura ci offre: i fiori. Celebrando l’eleganza, la raffinatezza e la leggerezza, un percorso di enormità simbolica fra paesaggi di petali, di semi e di foglie, di parole e musica.

         Foto di Sergio Sechi

Roberto Cristiano

 

 

 

 

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