Agostino Saccà: “Renzi è consapevole del valore dell’Azienda, la sua riforma è benvenuta”

“Era ora che arrivasse una riforma importante per la Rai, come quella che si profila, perché è talmente cambiato il panorama nazionale e internazionale della comunicazione televisiva che è davvero necessario modernizzare in maniera forte la governance della più importante azienda editoriale italiana, la Rai”. Agostino Saccà, ex direttore generale di Viale Mazzini, ex direttore di Rai 1 e della fiction, noto per aver raggiunto livelli di eccellenza nel varietà e nella fiction per ascolti e qualità, è entusiasta della decisione del premier Matteo Renzi di apportare dei cambiamenti in casa Rai. Un’azienda, fa notare Saccà, che dopo 27 anni è riuscita a conservare sostanzialmente la sua quota di mercato. Nell’87, anno di nascita dell’auditel, aveva il 44% di ascolti, oggi il 40%. E’ la sola azienda al mondo che ha conservato un dato del genere in così tanto tempo. Al di là di quel che si dice, questi sono i fatti. Il governo , però, sembra molto consapevole del valore della Rai e vuole mettere a frutto pienamente il suo patrimonio di competenze e professionalità. Con l’operazione RaiWay poi ne ha testato il valore industriale e, considerando che solo le Torri valgono 1 mld e mezzo di euro si ha idea del valore della   Rai. Almeno 10-15 miliardi di euro. Ecco, “mi pare che il premier abbia rispetto per questa Azienda, oltre che la percezione chiara dell’importanza della Rai per lo sviluppo del paese e gli va riconosciuto il merito e il coraggio di aver capito che ora bisogna proprio adeguare la governance e l’organizzazione dell’Azienda. Se andasse in crisi la Rai, andrebbe in crisi l’industria audiotelevisiva italiana. Chi farebbe infatti documentari, fiction, cartoni animati, film? E’ la Rai che li fa”. Ecco perché,  scandisce Saccà,   fare una riforma dove c’è un capo che risponde di quello che fa con responsabilità chiare e non diluite  è importante. E non importa se sia il governo o il Parlamento a nominarlo, il punto è che sia un capo azienda visibile, responsabile, come d’altronde accade ovunque, e tanto più, questo, in un momento in cui l’audiovisivo non è solo una necessità per il racconto nazionale, ma è il modo più importante che hanno i paesi per rappresentarsi nel mondo. Ormai la comunicazione è pervasiva. Il premier, insistendo sulla fiction, dimostra di aver capito bene come un paese che non riesce a raccontare se stesso, anche a livello internazionale, rischia di non esistere, di non avere lingua. E del resto  non è possibile avere il 4% del commercio internazionale, come è il caso dell’Italia, se si ha appena lo ‘zero virgola’ del mercato internazionale dell’immaginario, perché così a lungo andare si rischia di perdere anche quel 4%”. Una Rai forte con delle responsabilità di governance definite, che rispondono in modo chiaro all’azionista, è fondamentale per fare un salto di qualità nella vendita dell’immaginario italiano all’estero. Bisognava, piuttosto, fare prima una riforma del genere che segna un passaggio, anche a livello legislativo, dalla realtà del duopolio alla realtà del multipolio, non solo rispetto all’Italia, ma anche al mondo, da dove stanno per arrivare realtà come Netflix.

“La Rai – osserva Saccà – può diventare capofila del sistema italiano nella concorrenza internazionale ma affinché parta una stagione davvero positiva per la tv italiana e per l’industria audiovisiva italiana, dobbiamo riuscire a fare sistema”.

I primi grandi racconti li ha fatti la Rai – ricorda Saccà – stupendo l’Europa e anche l’America. Mi riferisco all’Odissea e alla Piovra. Possiamo continuare a portare avanti l’eccellenza ed io, da uomo della televisione che ha mangiato per una vita pane e palinsesto, credo che la visionarietà del piano Renzi, possa portare frutti. Le condizioni industriali ci sono tutte, il punto è riuscire a fare sistema e una legge di sistema, come quella che ha in mente il governo, aiuta per l’appunto a fare sistema-Paese”.

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