Afghanistan, Trump ordina di lanciare la ‘madre di tutte le bombe’

Gli Stati Uniti hanno sganciato, per la prima volta, la più potente bomba non nucleare. Obiettivo: un sistema di tunnel dell’Isis in Afghanistan.

Il portavoce del Pentagono, Adam Stump,  annota: ‘Un MC-130 ha rilasciato una Gbu-43 massive ordnance air blast bomb (moab), contenente 11 tonnellate di esplosivo, oggi intorno alle 19 ora locale, per colpire i tunnel dell’Isis e i miliziani nel distretto di Achin, provincia di Nangarhar, molto vicino al confine con il Pakistan. Si tratta di un’area montagnosa e scarsamente popolata, dove l’Isis cerca di allestire da tempo una sua roccaforte’. Secondo un funzionario locale citato dalla Bbc, l’esplosione è stata così potente da essere udita anche in due distretti confinanti con quello di Achin e ha provocato la morte di molti militanti dello Stato Islamico, fra cui il fratello di un importante leader del gruppo terrorista.

La nota spiega che il raid è stato organizzato in modo da ridurre al minimo il rischio per le forze afgane e americane e per massimizzare l’eliminazione dei combattenti dell’Isis e delle loro strutture, sottolineando che sono state prese precauzioni per evitare vittime civili.

Nella nota, il generale John Nicholson, comandante delle forze americane in Afghanistan che, secondo Cnn, ha firmato l’autorizzazione per l’uso dell’ordigno, definisce questo genere di armamento ideale per ridurre questo genere di ostacoli,  tunnel e bunker,   e mantenere lo slancio nella offensiva contro l’Isis. Gli Usa ritengono che in Afghanistan siano attivi tra i 600 e gli 800 combattenti dello Stato Islamico, concentrati soprattutto nella provincia di Nangarhar.

I media internazionali riportano testimonianze di afgani che, in un Paese in guerra da decenni, parlano di una cosa ‘mai vista’, una fiammata accecante seguita da qualcosa di molto simile a un terremoto. Mentre a Washington il presidente Donald Trump esprime tutta la sua soddisfazione con i giornalisti: ‘Un’altra missione di successo, sono molto orgoglioso dei nostri militari’. Anche per la superbomba, aggiunge il presidente,  i militari hanno avuto la sua ‘totale autorizzazione’. Alla domanda se la bomba, oltre a colpire l’Isis, rappresenti anche un avvertimento alla Corea del Nord se Pyongyang prosegue la sua corsa ad armarsi col nucleare, Trump risponde che non fa differenza: ‘La Corea del Nord è un problema di cui ci occuperemo’.

Un’altra svolta nella politica estera di un presidente che si era presentato come campione dell’isolazionismo, e che ora promette invece di mettere ordine in vari punti del mondo, dalla Siria alla Corea del Nord. La bomba sganciata oggi sulla provincia di Nangahar, nell’Afghanistan orientale, ha un altissimo valore simbolico: si tratta di un ordigno mai utilizzato prima d’ora in combattimento, che pesa quasi 10 tonnellate e ha la forza di distruggere tutto nel raggio di centinaia di metri.

Un’altra svolta nella politica estera di un presidente che si era presentato come campione dell’isolazionismo, e che ora promette invece di mettere ordine in vari punti del mondo, dalla Siria alla Corea del Nord.

Trump vuole mettere in guardia la Corea del Nord, che secondo le informazioni satellitari americane è pronta a un nuovo test atomico. Dall’altro, il presidente intende riaffermare la determinazione degli Usa a sconfiggere lo Stato islamico, dopo le polemiche dei giorni scorsi in seguito al raid americano contro una base siriana come rappresaglia all’attacco chimico nella provincia di Idlib. Un attacco che continua a essere al centro di una guerra d’informazione tra Washington, Mosca e Damasco.

L’utilizzo della ‘madre di tutte le bombe’ vuole essere la prova che la Casa Bianca fa sul serio. Entrata in servizio nel 2003, fu data in servizio alle forze speciali nella guerra in Iraq, ma non fu mai utilizzata. L’ordigno, utile in alcuni scenari bellici, nascosti nei fianchi di una montagna o nel sottosuolo. Un discorso che può applicarsi anche agli impianti sotterranei di Pyongyang.

L’operazione è stata condotta proprio mentre la tensione con la Corea del Nord è in aumento. Le immagini satellitari scattate il 12 aprile disegnano un quadro chiaro e inquietante: la base dei test nucleari nordcoreani di Punggye-ri, nascosta nelle montagne del nordest, mostra attività continue e uno scenario adatto e pronto a un’altra detonazione, in tempo magari per il 15 aprile, giorno del 105esimo compleanno del ‘presidente eterno’ Kim Il-sung, nonno dell’attuale leader. L’ultimo aggiornamento apparso su 38 North, sito curato dallo US-Korea Institute di Washington, think tank della Johns Hopkins University, rileva movimenti al portale nord, quello di accesso alle strutture sotterranee dei cinque test finora fatti, tra un piccolo mezzo o un carrello, 11 probabili contenitori imballati di equipaggiamenti o scorte nell’Area amministrativa principale coperti da teli incerati, una formazione di personale e diversi individui in movimento, si legge nel rapporto. Insomma, attività compatibili con i preparativi finali della detonazione.

Il lancio odierno della super bomba in Afghanistan vuole essere un messaggio chiaro. Non solo per Pyongyang, ma per il mondo intero.

ECCO GLI EFFETTI DI UNA MOAB – 

Il portavoce della Casa Bianca Sean Spi

Cocis

 

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