Osacr Luigi Scalfaro proncunia il discorso del 'Non ci sto'

Addio al Presidente del “non ci sto”: morto Oscar Luigi Scalfaro

Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è morto nella notte nella sua abitazione di Roma. Aveva 93 anni. La notizia del decesso è stata lanciata via Twitter, da Alberto Gambino, un collaboratore dell’ex capo di Stato. I funerali avranno luogo in forma privata lunedì alle 14 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. Per consentire a tutti di portare il proprio saluto all’ex capo dello Stato sarà allestita una camera ardente nella chiesa di Sant’Egidio, sempre domani dalle 10.30 alle 13.30.

Nato a Novara nel 1918 si era laureato in Giurisprudenza nel 1941. La sua è stata una vita dedicata, tra alti e bassi, alla politica: nono presidente della Repubblica, in carica al Quirinale dal 1992 al 1999, è stato anche presidente della Camera nel 1992 e ministro dell’Interno dal 1983 al 1987. Dal 15 maggio 1999 era senatore a vita.

Fin dall’inizio della sua carriera in magistratura emerge per il suo carattere spigoloso e di attento esecutore delle leggi dello Stato: fu l’ultimo pm italiano, allora neppure trentenne, a comminare la pena di morte nell’immediato dopoguerra. Un uomo da sempre al servizio dello Stato non senza qualche ombra nel suo essere ‘civil servant’.  Dopo un breve passaggio alla guida della Camera, nel 1992 corona la sua ambizione politica con l’elezione al Colle in una delle fasi più drammatiche per la prima Repubblica, dilaniata dagli attacchi della mafia e da ‘Tangentopoli’. Il Parlamento diviso e in difficoltà riuscì a trovare la forza, dopo la strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone, di eleggerlo in pochissime ore Presidente della Repubblica. Era il 25 maggio.

Oscar Luigi Scalfaro è stato senza dubbio il presidente che più ha inciso negli anni bui e controversi del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, tanto da conquistare il nome di ‘Traghettatore’. Un settennato, il suo, vissuto con l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi, divenuto poi suo ‘dichiarato nemico’. Non mai gradì quella maggioranza uscita dall’urna, era la primavera del 1994, che portò alla nascita del primo governo del Cav assieme al leghista Bossi. E tra Scalfaro e l’allora premier non è mai corso buon sangue. Tanto che dopo le dimissioni dell’esecutivo di Berlusconi per il forfait del Carroccio ( dimissioni che spianano la strada al governo tecnico di Lamberto Dini), parte il fuoco di fila degli attacchi al Colle da parte del partito di maggioranza relativa di allora, Forza Italia: attacchi che culminano con le pesanti allusioni ad un presunto ‘golpe’ per defenestrare il presidente del Consiglio da palazzo Chigi, dopo una stagione di veleni che ebbe il suo apice con l’avviso di garanzia recapitato al Cavaliere durante il vertice Onu sulla criminalità di Napoli, a luglio. Da quel momento la frattura tra i due diventa insanabile. Tanto insanabile da spiegare il silenzio, l’unico assieme agli esponenti leghisti, dell’ex presidente del consiglio. Fatto sta che il destino di Scalfaro,dal primo giorno che ha indossato la maglietta da presidente della Repubblica fino a poche settimane fa, si è incrociato e scontrato con quello di Silvio Berlusconi e con quel famoso “non ci sto”. In tv apparve a reti unificate per gridare “Io non ci sto…a questo gioco al massacro…”, per denunciare alcune indiscrezioni che avevano lambito il Quirinale in merito ad una inchiesta sull’uso “non sempre a fini istituzionali” dei fondi Sisde da parte di alcuni ministri dell’Interno, tra cui Scalfaro che lo fu dal 1983 all’87, nei due governi Craxi.

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