Ad una settimana dal trionfo delle primarie e già il rottamatore rischia di essere triturato dagli ingranaggi della vecchia politica

di Andrea Viscardi
Ci saremmo aspettati un Renzi gagliardo e non supponente presentarsi da Letta a Palazzo Chigi,con in mano un programma da da attuare ad horas,per dare finalmente al governo lo shock necessario per tirarlo fuori da quella stagnazione politica ed istituzionale in cui inesorabilmente sembra confinato. Invece niente .Sembra che se ne parli a gennaio ,dopo le feste. Si a gennaio! Tanto di tempo ce n’è a iosa. Il Paese sta uscendo dalla crisi,s’affanna a ricordare tutti i giorni il Premier;intanto le manifestazione dei Forconi imperversano in tutte le piazze del Nord e del Sud del Paese,figlie del degrado e della disperazione in cui sembrano ormai essere piombate le famiglie rappresentanti della classe intermedia e non solo.Ma intanto se ne parla a gennaio come se nulla stesse accadendo.E quando arriverà Gennaio il ministro Saccomanni ci spiegherà puntualmente che l’Europa non lo consente,non si può fare.L’atteggiamento remissivo del rottamatore si spiega anche con le sue scelte degli uomini di segreteria,operata secondo i canoni rigidi del manuale Cencelli che non è mai tramontato.In dipartimenti cruciali come il lavoro, la scelta è caduta su persone sicuramente perbene ma che fino a ieri facevano capo alla vecchia nomenclatura del vecchio PCI PDS ed ora non hanno perso tempo a salire sul carro del vincitore ed in quanto all’età non superano i quaranta.Qualcuno potrà dire che che nella vita non è mai troppo tardi .Il Paese aveva creduto ad un colpo d’ali del fiorentino,invece ci siamo ritrovati con un leader pronto a benedire vecchie e nuove intese vecchi e nuovi inciuci. Altro che rottamazione,altro che cambiamento.Ed il fatto che abbia appoggiato la strategia del Premier di rinviare l’attuazione del nuovo programma di Governo integrato dalle proposte del Rottamatore, la dice lunga sul fatto che Renzi ha iniziato col piede sbagliato.Può rimediare.Deve rimediare.Questo si augura il Paese.

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