Accordo sul piano di aiuti Ue: quanti soldi arrivano nelle casse dell’Italia

Al termine di un difficilissimo Consiglio europeo, il piano presentato da Ursula von der Leyen cambia forma e poco nella sostanza. Nel senso che il valore economico resta quello proposto dalla Commissione europea, ma cambiano gli equilibri tra sussidi e prestiti oltre che le regole per il controllo. E finita la partita politica inizia quella matematica, con i singoli Stati che iniziano a fare i calcoli per capire effettivamente quanti soldi hanno portato a casa alla fine dei lavori.

Cambia la struttura del Recovery fund. Il nuovo accordo prevede 390 miliardi di euro stanziati per i trasferimenti diretti e 360 miliardi circa messi sul piatto come prestiti da restituire in tempi lunghissimi e a bassi di interesse bassissimi. La buona notizia per l’Italia è che, nonostante i 50 miliardi in meno alla voce aiuti non rimborsabili, a Roma spettano 209 miliardi contro i 173 previsti in un primo momento.

Come sono divisi questi 209 miliardi? 81 e mezzo circa arrivano come fondi diretti, sussidi, 127 come prestiti. Alla fine scendono di poco i trasferimenti diretti ma salgono considerevolmente i prestiti a disposizione di Roma.

Il nuovo accordo europeo potrebbe spingere il governo a non aprire la discussione sul Mes, a meno che Pd e/o Italia Viva non decidano di puntare i piedi considerando vitali i 38 miliardi del Salva Stati senza condizionalità. Anche in questo caso parliamo di un pacchetto di prestiti a tassi decisamente convenienti, e i 38 miliardi circa dovrebbero essere investiti solo per le spese sanitarie e la riforma del sistema sanitario. Un limite, certo, ma che permetterebbe al governo di non disperdere la potenza di fuoco del Next Generation

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