Accoglienza calorosa per Tsipras a Bruxelles

 Accoglienza ‘calorosa’ per Alexis Tsipras a Bruxelles. Il neopremier greco è arrivato nella sede della Commissione Ue dove lo attendeva il presidente Jean Claude Juncker che, a favore di telecamere, lo ha prima abbracciato e baciato, e poi lo ha preso per mano sorridendo, con un gesto plateale, accompagnandolo verso i piani superiori. Dopo Juncker, Tsipras vedrà anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. La troika si sfalda con la Bce che studia l’uscita e la Grecia, tornata epicentro della crisi europea, lancia un’offensiva diplomatica con uno ‘swap’ sul suo debito che potrebbe salvare la faccia sia a Syriza, il partito vincitore delle elezioni, sia ai Paesi europei divenuti i principali creditori di Atene. Il quadro che emerge dal tour europeo del neo-premier Alexis Tsipras e del suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis infiamma le borse con Atene che strappa con un violento rialzo dell’11% con un boom a due cifre delle sue banche, trascinando i listini europei da Milano (+2,57%) a Londra, lo spread affonda a 891. Lo swap, un concambio in nuovi bond con pagamenti indicizzati alla crescita greca, apparentemente verrebbe incontro alle richieste europee non tagliando il capitale di 315 miliardi dovuto ai creditori, anche se il molti avvertono che vi sarebbe un ‘haircut’ nascosto e Varoufakis stesso twitta “Nessun dietrofront!”. E Syriza insistendo con l’elemento chiave della sua campagna elettorale, chiede il tramonto della troika, i team di ispettori Ue-Bce-Fmi che monitorano i Paesi beneficiari dei salvataggi. I governi europei ne parlano, il Fmi ci ragiona, e la Bce “sta pensando a un ritiro”, scrive oggi l’Handelsblatt. A Francoforte non commentano, ma il dibattito interno, su un ruolo vissuto come molto scomodo dalla banca centrale è in corso, e non da oggi. Specie dopo il recente parere della Corte Ue che chiede a Francoforte di tenersi fuori dalle scelte dei governi di cui compra titoli di Stato. Per Varoufakis, tuttavia, la prima prova dei fatti arriva oggi. Il ministro volerà da Mario Draghi per cercare di convincere la Bce a mantenere l’ossigeno finanziario alle banche mentre Atene cerca di rinegoziare il superamento della troika. Quando alle 9,30 si presenterà alla nuova sede della Bce a Francoforte in Sonnemannstrasse, Varoufakis chiederà alla Bce di non chiudere il rubinetto con cui Francoforte finanzia le banche greche. In gioco c’è la liquidità d’emergenza fornita da Francoforte a diversi istituti ellenici, sul cui rinnovo il consiglio direttivo decide proprio oggi. Ma soprattutto la deroga attuale che consente alle banche greche di accedere alla liquidità della Bce fornendo titoli di Stato ellenici nonostante il loro rating ‘spazzatura’. Quella deroga scade il 28 febbraio se la Grecia non rinnova, o estende, il suo accordo con la troika: ecco perché il confronto con la Bce, e nella Bce, sarà fondamentale. Per superare l’impasse su debito, troika, banche, Varoufakis sa di dover aggirare Berlino. Il ministro incontrerà il tedesco Wolfgang Schaeuble giovedì nella capitale tedesca. L’aver dato in pasto agli investitori della City un piano sul debito serve a isolare il muro tedesco intorno alla troika. Bruxelles storce la bocca sullo ‘swap’: teme un ‘haircut’ surrettizio del debito, vuole dettagli sul concambio e sulla correzione del bilancio: l’impegno di Atene a surplus permanenti sarebbe finanziato da una difficile stretta sulla dilagante evasione fiscale greca. Probabile anche che alla Ue siano indispettiti dalla rottura del protocollo perché lo swap annunciato a Londra doveva andare all’Eurogruppo della prossima settimana. Atene sa che i suoi interlocutori sono i governi. A Roma, dopo aver incontrato l’omologo italiano Pier Carlo Padoan, il ministro greco chiede un “accordo ponte”, un prolungamento dei negoziati di un mese e mezzo dopo la scadenza del 28 febbraio, scadenza entro cui Atene è chiamata a un nuovo accordo con la troika. Vuole una nuova intesa con Ue, Bce e Fmi proprio per superare il meccanismo della troika così come è conosciuto e che, nelle speranze di Varoufakis, tirerebbe la Grecia fuori dal guado “entro giugno”. Ma a fermarla potrebbe essere proprio la Bce, che, secondo il Financial Times, potrebbe stoppare le emissioni a breve con cui Atene vorrebbe finanziarsi nei tre mesi di negoziato post-28 febbraio.

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