A Milano un corteo per la pace sfociato nella violenza. Su una vetrina apparsa una scritta: ‘Spara a Giorgia’, riferita alla premier

Il 12 aprile Milano è stata teatro di una manifestazione nazionale a sostegno della Palestina, con la partecipazione di circa 10.000 persone tutte scatenate contro la premier Giorgia Meloni. L’evento, organizzato da associazioni palestinesi e sindacati di base, aveva come obiettivo dichiarato la promozione della pace e la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza. Tuttavia, lungo il corteo, si sono verificati episodi di vandalismo e tensioni: vetrine infrante, bottiglie lanciate contro le forze dell’ordine e slogan radicali.

Vetrine e pensiline dei mezzi pubblici danneggiate e imbrattate, scritte sui muri, un momento di tensione fra manifestanti e forze dell’ordine, sette persone portate in questura: sono arrivati in circa diecimila a Milano per il corteo nazionale per chiedere di fermare la guerra a Gaza a supporto della resistenza palestinese, più di quanti sfilino lungo le vie di Milano, in quello che è diventato ormai un appuntamento fisso pro-Pal del sabato pomeriggio.

La manifestazione, partita da piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione Centrale non ha toccato il centro ma dalla stazione si è diretta verso il quartiere Isola, per poi arrivare a piazzale Baiamonti e concludersi all’Arco della Pace. Tante le bandiere palestinesi, le scritte inneggianti alla resistenza, vetrine danneggiate di banche, supermercati e locali come Unicredit, Carrefour e Starbucks.

E proprio in piazzale Baiamonti ci sono stati alcuni momenti di tensione con contatti fra i manifestanti e le forze dell’ordine in tenuta antisommossa con scudo e manganello. Di «fatti gravissimi che continuano a ripetersi a ogni manifestazione e che sono il frutto di una pericolosa campagna di demonizzazione dell’avversario politico e delle donne e degli uomini in divisa» ha parlato il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Condanniamo con fermezza – ha assicurato il presidente della Camera Lorenzo Fontana – intimidazioni e linguaggio d’odio, che minano il confronto civile e democratico». Su X è intervenuto anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha parlato di «clima pericolosissimo, come negli anni ’70. Le forze di polizia italiane non hanno nulla a che fare – aggiunge – con ciò che accade a Gaza. Così come nessun altro cittadino italiano, compreso il presidente Meloni. Perché dunque portare qui l’odio e la violenza che si vorrebbero censurare e combattere in Palestina? Accade da mesi». «Azioni scellerate che non c’entrano proprio nulla con il diritto democratico di manifestare» ha commentato il presidente della Lombardia Attilio Fontana. «Milano – ha aggiunto – non è quella rappresentata da questi personaggi che, mi auguro, rispondano personalmente dei danni arrecati in città».

Su una vetrina della filiale Banco BPM in piazzale Lagosta è apparsa una scritta in vernice rossa: “Spara a Giorgia”, riferita alla premier Giorgia Meloni.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami, ha dichiarato: “La scritta apparsa oggi su una vetrina a Milano è gravissima. ‘Spara a Giorgia’ non è soltanto una minaccia odiosa, non è soltanto un incitamento alla violenza, ma rievoca quegli anni di piombo che hanno segnato profondamente la nostra Nazione. Mi auguro che le opposizioni non esitino a condannare duramente l’accaduto. Il dissenso, anche quando aspro, mai può arrivare a simili forme di brutale intolleranza che avvelenano la nostra democrazia. Al presidente Meloni tutta la mia solidarietà e dei deputati di Fratelli d’Italia.”

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani commenta: “L’odio non può e non deve trovare spazio nel confronto politico. Ciò che è accaduto a Milano è gravissimo. Forza Italia, nel condannare con estrema fermezza i violenti estremisti di sinistra che hanno scatenato una vera guerriglia urbana a Milano, è vicina e solidale con Giorgia Meloni.”

Piantedosi: la polizia ha evitato che la situazione degenerasse
Soltanto il sangue freddo degli agenti ha evitato il peggio. Lo sottolinea il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che plaude ai poliziotti che “sono riusciti a isolare e fermare un gruppo di facinorosi che, coperti e travisati, si erano resi artefici di atti vandalici, nonché di gesti e scritte di grave contenuto intimidatorio e violento. Grazie a loro è stato possibile evitare che la situazione degenerasse ulteriormente”. Sono sette persone portate in questura dopo gli scontri con le forze dell’ordine esplosi quando la polizia ha fermato alcuni manifestanti per identificarli.

Anche i ministri Antonio Tajani, Matteo Salvini, Nello Musumeci, Alessandro Giuli ed Elisabetta Casellati hanno espresso vicinanza alla premier, denunciato le “inaccettabili” violenze e chiesto una condanna unanime. ”Questi sarebbero i “pacifisti” che il 25 aprile andranno in piazza cercando fascisti che non ci sono, mentre il primo maggio parleranno di lavoro anche se non hanno mai faticato”, scrive il leader leghista su X. Solidarietà alla premier anche da Carlo Fidanza che sui social scrive di provare “tantissimo schifo per chi ha scritto l’ennesima minaccia di morte alla nostra Presidente. Anarchici, estremisti rossi, pro Palestina: il volto peggiore di una sinistra che ha già toccato il fondo.

“Milano ha assistito ad un’altra manifestazione pro Pal. E’ evidente ormai a tutti che la sofferenza del popolo di Gaza è indicibile, ma le minacce al nostro Presidente del Consiglio, ‘Spara a Giorgia’, sono intollerabili. Davvero intollerabili”. Lo ha scritto sulle sue pagine social il sindaco di Milano Giuseppe Sala commentando quanto successoin città durante il corteo pro Pal.

“Cerchiamo di recuperare la ragione, nel mondo ci sono attualmente 56 guerre, noi europei vediamo solo quelle più vicine ma è un dilagare di conflitti bellici in ogni angolo della Terra – prosegue -. La politica si divide, purtroppo, su tutto, perché il dividersi e prendere posizioni radicali apparentemente genera consenso. E comunque conta più sulle parole che su una strategia di lungo periodo, che è l’unica cosa che servirebbe”.

Per cui conclude Sala “prosperano i Trump con le loro folli e vuote dichiarazioni da campagna elettorale: ‘quando sarò Presidente farò cessare la guerra in Ucraina in 24 ore’. E come no?”.

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