A Educa, il documentario ‘Tahrir’ sulla rivolta popolare egiziana

‘Tharir’ di Stefano Savona è il racconto della rivolta popolare egiziana contro la dittatura di Mubarak, attraverso i volti, le mani e le voci di chi stava in piazza Tahrir al Cairo. A Educa, il Festival dell’Educazione a Rovereto è in programma la proiezione del documentario di Savona e l’incontro con il regista. La serata, organizzata con il sostegno di Trentino Film Commission, si terrà venerdì 15 aprile alle 21 presso l’aula magna di Palazzo Istruzione, e seguirà l’incontro del pubblico con Stefano Savona, moderato da Giampaolo Pedrotti, capoufficio stampa della Provincia autonoma di Trento e presidente della Film Commission. ‘Tharir’, prodotto da Picofilms e Dugong Films, in collaborazione con Rai Tre, Alter Ego, è stato selezionato al Festival del film di Locarno, al New York Film Festival e alla Viennale (Vienna International Film Festival). Dugong Films e Stefano Savona hanno già collaborato con Trentino Film Commission. Il regista e la casa di produzione stanno lavorando al nuovo progetto ‘La strada dei Samouni’, sostenuto fra gli altri da Rai Cinema e Mibact; il film, in parte documentario e in parte animazione, racconta la storia di una famiglia di proprietari rurali di Gaza e si avvale delle animazioni di Simone Massi: proprio presso Trentino Film Commission si sono tenuti nelle scorse settimane due workshop di animazione. ‘Tahrir – Liberation Square’ di Stefano Savona, prodotto da Dugong Films, è invece il primo documentario in tempo reale della rivoluzione, partita da un gruppo di giovani su Facebook e sfociata poi nella piazza. Cairo, febbraio 2011, giovani poco più di vent’anni arrivano da tutto l’Egitto per manifestare in piazza Tahrir contro il regime di Mubarak e si sono ritrovati ad essere protagonisti di una rivoluzione. Le repressioni sanguinose del regime rinforzano la protesta e la piazza diventa uno spazio di libertà, un centro di democrazia in cui si dorme poco, si discute di politica, si intavolano dibattiti con degli sconosciuti, ci si ubriaca di parole; 18 giorni che cambiano la vita a tutti, soprattutto ai giovani che hanno iniziato la rivoluzione uscendo dal mondo virtuale di Facebook dove per la prima volta si erano riuniti. Il documentario si conclude con la voce di una ragazza che si chiede cosa si debba fare ora che il dittatore ha mollato il potere. Quella domanda, che appariva allora piena di entusiasmo, assume oggi toni tragici: cinque anni dopo l’Egitto è ancora teatro di violenze e soprusi; molti giovani, egiziani e non, vengono privati non solo della libertà di parola, ma anche della vita. Ci sono e dove sono i segni per tornare a sperare?

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