A Colle Oppio Virginia Raggi sfratta la storia della destra romana

I vigili sono entrati a Colle Oppio alle cinque di mattina del 31 ottobre scorso. Dopo l’irruzione hanno chiuso per morosità la sede di Fratelli d’Italia, messo i sigilli al circolo e cambiato la serratura. Sgombrando in un colpo solo settant’anni di storia politica.

È qui, a due passi dal Colosseo, che sorge uno dei luoghi più evocativi della destra italiana. In questa parte dell’Esquilino, dove Traiano aveva edificato le sue terme, si ritrovarono nel dopoguerra i primi esuli istriani e dalmati. Scappati a Roma dalle vendette titine, trovarono accoglienza in un locale interrato che scavarono letteralmente a mani nude, racconta  il presidente del circolo Federico Mollicone.

Nel 1948 a Colle Oppio apre una delle prime sezioni del Movimento Sociale. Viene ribattezzata ‘Istria e Dalmazia’, un luogo ideale più che una sezione di partito. In questa parte dell’Esquilino, dove Traiano aveva edificato le sue terme, si ritrovarono nel dopoguerra i primi esuli istriani e dalmati.

Adesso su quella storia ci sono i sigilli del Campidoglio. Ufficialmente la sindaca Virginia Raggi denuncia una vicenda di morosità, un immobile pubblico con un contratto d’affitto scaduto da quasi mezzo secolo.

Pochi anni fa Fratelli d’Italia e il Campidoglio hanno aperto un dialogo per trovare un’intesa economica. ‘Ma non siamo morosi’,  racconta  Mollicone,  ‘come dimostrano gli atti in nostro possesso abbiamo già sanato gli ultimi cinque anni, siamo in regola’.

Per la destra romana questo è un luogo leggendario. Negli anni Cinquanta Colle Oppio diventa il riferimento per le organizzazioni giovanili che gravitano attorno al Movimento Sociale. Ma il ritrovo dei neofascisti è anche un punto di aggregazione per l’intero quartiere. I militanti di allora ricordano la creazione di una improvvisata balera, i tavoli di biliardino. Qualche anno più tardi sarà allestita anche una palestra di pugilato. È un modo per rimanere vicini alle radici popolari del rione, dove già sorgeva l’Audace di Primo Carnera.

Negli anni Settanta Colle Oppio deve attraversare gli anni di piombo. Bombe e scontri, agguati e pestaggi. La violenza politica scandisce quel periodo drammatico. Chi conosce le vicende del circolo ricorda almeno tre attentati incendiari, ne seguirà un altro negli anni Novanta.

Negli anni Ottanta la sezione diventa un’officina di idee. Avanguardia e tradizione. Cercando di superare il solito approccio nostalgico, si sviluppa l’attenzione per l’ecologia e l’associazionismo. Si organizzano iniziative di solidarietà per i senzatetto del quartiere e nasce una collaborazione con la Caritas di don Luigi Di Liegro. Sono gli anni della metapolitica, la nascita delle strutture di volontariato e le associazioni culturali e ambientaliste. Su tutte Fare Verde, presieduta da Paolo Colli.

Colle Oppio è un santuario della destra, ma anche una comunità viva,  spiega Mollicone. Oggi conta seicento iscritti, è il circolo di Fratelli d’Italia più numeroso del Paese. Ospita comitati di quartiere e associazioni. E come spiegano fin troppo orgogliosi i suoi militanti, rappresenta un argine al degrado del parco.

‘Colle Oppio non si tocca, è un pezzo di storia, di arte, di memoria’,  Vittorio Sgarbi scende in campo  a difesa della sede del Msi dal 1946,  poi di An, poi di Fratelli d’Italia,  di via delle Terme di Traiano a Roma, già presidio degli esuli giuliano dalmati perseguitati dal maresciallo Tito, messa sotto sigilli dalla sindaca della Capitale, Virginia Raggi.

Quella della sezione di Colle Oppio è una storia che comincia da Almirante, dice Sgarbi, e si allunga negli anni nel rispetto della democrazia. L’azione dell’amministrazione Raggi, che non è riuscita a trovare un accordo sull’affitto dei locali, è demenziale,  spiega il critico d’arte, intervistato dalla giornalista Sabrina Fantauzzi. Un atteggiamento ‘fascista’, l’opposto di quello che la Raggi intenderebbe reprimere ignorando il percorso democratico  e costituzionale della destra.

‘La Raggi, una deficiente, dimostra intolleranza verso le donne,  gli istriani e la democrazia.

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