Alla prima conta Marini c’era andato vicino. Cinquecentoventuno voti, Pdl e Lista Civica per Monti più una parte del Pd, ne occorrevano seicentosettantadue. Per Rodotà, 240 preferenze, in campo M5S, Sel ed una parte del centro sinistra. Tutto da rifare. Si mescolano le carte, qualcuno è soddisfatto, qualcun altro aspetta il suo turno. Si cambia. Obiettivo? Prodi. I voti del centro sinistra più M5S ? Si può fare. In realtà, la candidatura del professore ha sortito l’effetto sperato. Solo trecentonovantacinque “preferenze”. qualcosa non torna. Quindici voti a D’Alema. Un avviso? Qualcuno chiarisce: I voti di Sel ci sono, chi non ha appoggiato l’ex presidente del Consiglio va cercato da un’altra parte. Pdl, Lega Nord e Lista Civica per Monti ? Assenti sia i primi che i secondi con i centristi a supportare il Ministro Cancellieri con settantotto voti, più di quanti ne dispone lo schieramento. Il Presidente per le larghe intese ? Un flop. Rodotà tiene con duecentoquattordici voti. Troppi. Si ricomincia. Pd e M5S, incontro per trovare un accordo. Il Pdl con la Lega? Potrebbero appoggiare la Cancellieri. Altri nomi ? Probabile. Finocchiaro e D’Alema sono in rampa di lancio.
Lo sfogo del Prof. Romano Prodi non ha digerito la bocciatura al Colle e nell’ufficializzare il ritiro della sua candidatura e attacca il Pd e lo stato maggiore del partito. “Oggi – si legge nella nota – mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilità. Io non posso che prenderne atto”, ha concluso il professore.